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Referendum, da Modena mozione al Governo per non far votare negli edifici scolastici

Lo ha chiesto il Consiglio Comunale, che ha dibattuto anche della riapertura in sicurezza a settembre

Trovare soluzioni alternative all'uso degli edifici scolastici come sedi di votazione, per evitare di perdere giorni di insegnamento. è una delle proposte che il Consiglio comunale di Modena, in una mozione dei gruppi di maggioranza approvata all'unanimità nella seduta di giovedi' scorso, fa al Governo. A cui chiede di garantire anche la riapertura delle scuole a settembre in sicurezza, con la presenza degli studenti e in strutture adeguate e con tutto il personale necessario. 

Illustrato da Federica Venturelli (Pd), il documento invita anche a proseguire "con il coinvolgimento degli enti locali, tramite Anci, per realizzare tutte le opere necessarie per la riapertura che permettano la massima capienza degli studenti", "di mettere a disposizione i finanziamenti indispensabili per l'adeguamento delle strutture e per assumere i docenti, gli amministrativi e il personale Ata necessari per garantire la ripartenza" e di a porre particolare attenzione al tema del trasporto degli studenti, "individuando percorsi ciclopedonali e concertando con gli istituti scolastici spazi e modalità per il ricovero sicuro delle biciclette". 

Aprendo il dibattito, per il Pd, la consigliera Irene Guadagnini ha ricordato che tutte le attività di didattica a distanza realizzate durante l'emergenza sono state necessarie, "ma la scuola, l'educazione di cittadine e cittadini, è fatta di relazione e di vita quotidiana insieme". Per questo, ha aggiunto "bisogna che tutti, ognuno per le proprie competenze, ci attiviamo per la riapertura: in particolare, chiediamo al Governo un impegno economico forte, perchè su questo fronte siamo vergognosamente indietro, e al Comune un'attenzione particolare ai trasporti".

La dem Ilaria Franchini ha osservato che, "dopo mesi in cui si parla di scuola solo dal punto di vista tecnico", l'ordine del giorno rimette al centro i ragazzi, che non hanno perso solo un anno di scuola, ma un anno di vita. La didattica a distanza è stata necessaria, ma fare scuola è un'altra cosa e non bisogna dimenticare che l'educazione spesso è l'unica forma di ascensore sociale a disposizione della comunità: abbiamo bisogno che la scuola torni a essere la leva che fa crescere questo Paese". 

Enrica Manenti (M5s) ha sottolineato "lo sforzo straordinario" necessario per far ripartire la scuola, ma ricorda "che la scuola è stata maltrattata nei decenni, con un'indifferenza e una inconsapevolezza incresciose". Dunque, "si fa fatica a criticare un Governo che, in un frangente come questo, si sta dando da fare per risolvere i problemi posti dal Covid e dalle classi pollaio". Pertanto "chiediamo al Comune- conclude Manenti- che, mentre chiede sostegno al Governo, già da ora faccia più del possibile". Per Camilla Scarpa (Sinistra per Modena) "la forte difficoltà strutturale della scuola pubblica risale indietro negli anni ed è stata aggravata dall'emergenza". Per ripartire "bisognerà garantire la sicurezza, ma per farlo mancano assunzioni e investimenti nelle strutture". Questa crisi, conclude Scarpa, "deve essere l'occasione per invertire la tendenza al disinvestimento, non solo economico ma anche progettuale, nell"istruzione pubblica".

Paola Aime (Verdi) sottolinea come "durante l'emergenza sanitaria si è interrotto un processo educativo che a distanza non funziona: la perdita del contatto, dell'incontro e anche dello scontro è stata dirimente. Non sarà semplice superare i problemi che ci sono, il tempo e le risorse economiche non basteranno, ma non possiamo perdere due anni di scuola". Motivando il voto a favore del proprio gruppo, Stefano Prampolini (Lega Modena) ha infine affermato che "le nuove generazioni hanno subito uno choc dovuto all'emergenza sanitaria, che avrà molte conseguenze, anche sulla scuola. Sarebbe un grande passo in avanti, quindi, vedere attuate tutte le richieste contenute nell'ordine del giorno". 

(DIRE)

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