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Zone Franche, Fratelli d'Italia: "Provvedimento tardivo e inconsistente"

Critiche sulla misura fiscale che entra in vigore nella Bassa. Nora: “La misura arriva con tre anni di ritardo e con i suoi 20 milioni copre appena il 3 per mille dei 6 miliardi di euro annui versati nel cratere: un'elemosina”

“Entrano in vigore le Zone Franche Urbane (ZFU), un provvedimento tardivo e per nulla incisivo, che dimostra una volta di più l'incapacità amministrativa di chi ci governa e l'immobilismo di chi amministrai territori della Bassa terremotata”. Lo scrive Marco Nora, dirigente di Fratelli d'Italia-AN, che mette sotto accusa la scarsa copertura deòòa manovra, che “con i suoi 20 milioni copre appena il 3 per mille dei 6 miliardi di euro annui versati nel cratere”.

“Non si comprende come mai siano stati esclusi sia l’agricoltura che i professionisti. Non si comprende la ratio che divide fra le aziende che beneficeranno dell’agevolazione e quelle no. Non si comprende perché alcune zone dei comuni sono dentro ed altre fuori. Non si comprende perché i limiti di fatturato e di personale per usufruire dell’agevolazione siano inferiori a quelli previsti dalla normativa europea. Non si comprende nulla – ironizza Nora – se non che le imprese emiliane terremotate sono viste dai governanti come una gallina da continuare a spennare, con buona pace di tutti e con tanta rassegnazione”.

E sul tema della ZFU e le vicende dell’area cratere sismico e alluvionale, interviene  anche Antonio Spica, referente Fratelli d'Italia-AN per la Bassa modenese: le questioni irrisolte del territorio duramente colpito, non sono soltanto di natura economica e fiscale per la ripresa dell’area, o della lenta ricostruzione, ma anche quelle legate alla messa in sicurezza. 

“Per quanto riguarda i lavori lungo gli argini del Secchia, la stessa amministrazione di Bastiglia – denuncia Spica – ha messo nero su bianco il fatto che il termine per la ultimazione lavori del 31/12 come da ordinanza regionale, non verrà rispettato. Ma di pressioni forti per sollecitare AIPO e denunciare l’inerzia dell’Ente non vi è traccia".

“Certo che poi una domanda sorge spontanea: come possono garantire la sicurezza gli stessi personaggi colpevoli di inefficienza? - si interroga il consigliere – Visto le inadempienze della politica e dei tecnici, è meglio oggi perseguire altre strade coinvolgendo la Magistratura, sperando che si dimostri più sollecita di quanto ha fatto finora. A quasi due anni dal disastro nulla è dato sapere sulle indagini circa il cedimento dell'argine, come a voler seppellire nel silenzio ciò che già è stato seppellito dall'acqua”.

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