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Riordino province, Mazzi (Pdl): "Non è campanilismo, ma difesa risorse"

Il capogruppo Pdl in consiglio provinciale: "Non dobbiamo dimenticare che le risorse della Provincia provengono dalle imposte pagate da cittadini e imprese modenesi con la promessa di investimenti sul territorio modenese"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

Con tutti i problemi che dobbiamo affrontare sui temi nazionali e locali, in primo luogo la ricostruzione post terremoto, se mi avessero detto che ci saremmo dovuti occupare della denominazione della nuova Provincia non ci avrei creduto. Premesso che in coerenza con il programma elettorale del 2008 ero favorevole alla totale abolizione delle Province, ho preso atto della decisione governativa per il riordino e l'accorpamento di alcune Province e, sebbene la Provincia di Modena avesse i requisiti per rimanere 'indipendente', ho accettato la scelta istituzionalmente responsabile e condivisa di proporre l'accorpamento dei territori di Modena e Reggio Emilia in una nuova Provincia.

Non posso però accettare che con una 'furbata' una manina ignota, ma non troppo, abbia cambiato le carte in tavola per imporre la denominazione "Provincia di Reggio e Modena". Guarda caso la stessa manina ha fatto la medesima cosa con Parma, un caso del tutto analogo al nostro con la creazione della "Provincia di Piacenza e Parma". Due indizi non fanno una prova, però casualmente Bersani è di Piacenza e Prodi è di Reggio. I toni moderati e istituzionali del documento che ho presentato in Consiglio provinciale non sono serviti a convincere il PD a richiedere che la Regione nella seduta di martedì prossima ristabilisca il giusto equilibrio.

Paradossalmente la loro tenace opposizione dimostra che la questione non è poi così futile come vorrebbero far credere. Altrimenti perché non votare a favore di un documento che sarebbe da supporto per la revisione in Consiglio regionale? Il loro voto di astensione è una striminzita foglia di fico. È bene infatti ricordare che secondo il regolamento del Consiglio provinciale il voto di astensione equivale a un voto contrario. Visto che per alcuni la questione del nome sarebbe solo una questione di forma, provo a guardare oltre il campanile e venire alla sostanza delle prospettive future di questo accorpamento.

Oltre alla questione importante della futura definizione di deleghe e funzioni assegnate alla nuova Provincia c'è un tema ancora tutto da scoprire legato alle risorse. Questo accorpamento è paragonabile a qualsiasi atto di fusione societaria. Abbiamo i recenti esempi con Atcm-Seta ed Hera-AcegasAps, casi per i quali è stato dato giusto rilievo agli aspetti patrimoniali delle società coinvolte. Già in altre occasioni ho posto il tema sulla sorte del patrimonio della Provincia di Modena. Non dobbiamo infatti dimenticare che queste risorse provengono dalle imposte pagate da cittadini e imprese modenesi con la promessa di investimenti sul territorio modenese.

Viene quindi da chiedersi in quale contenitore finirà il tesoretto modenese e soprattutto come verrà impiegato. L'accorpamento dei territori deve tenere conto anche del rapporto patrimoniale delle due Amministrazioni provinciali. Per il futuro non si può unire semplicemente entrambe le casse senza fare riferimento a quanto hanno speso i modenesi in imposte e addizionali ai massimi livelli. Occorre fare subito molto chiarezza su questo aspetto, perché come in tutti i matrimoni è bene conoscere quanto portano in dote i futuri sposi ed eventualmente optare per la separazione dei beni. Altro che campanilismo, la questione è molto seria. Forse quella manina, che già ha cambiato la logica denominazione della nuova Provincia, potrebbe avere l'obiettivo di gestire su altri territori il patrimonio accumulato con il prelievo fiscale imposto ai modenesi.

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