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Mercoledì, 29 Novembre 2023
Politica

Eccidio delle Fonderie, Adriana Querzé critica il 9 gennaio "silenzioso".

Perplessità sulla mancanza di interventi durante la cerimonia di commemorazione del 9 gennaio. Querzè: "A quando il coraggio e la responsabilità dei pensieri e delle parole?”

Adriana Querzè, consigliere comunale e capogruppo di 'Per me Modena', lancia una piccola provocazione nel giorno della cerimonia commemorativa della strage delle Fonderie Riunite, scoperchiando un antico vaso di Pandora“Pare ci sia un accordo non scritto tra sindacati, istituzioni, partiti che ogni 9 gennaio commemorano gli operai morti nel 1950 per mano della polizia, durante una durissima vertenza con la proprietà delle Fonderie – L'accordo prevederebbe la consegna del silenzio durante la cerimonia che ricorda l'eccidio e deriverebbe dalla mancanza di una ricostruzione e valutazione univoca delle vicende modenesi e, in particolare, del conflitto sociale da alcuni visto (in passato?) come attacco eversivo allo Stato. Forse si tratta di una leggenda, ma sta di fatto che ogni anno le corone vengono deposte davanti al cippo senza che nessun esponente politico, istituzionale, sindacale porti un cenno di saluto, un richiamo all'attualità, un contributo di analisi dei fatti accaduti.”

“Questa mattina però, il silenzio mi ha colpito più di altri anni, per due ragioni prosegue l'ex assessore, oggi non più alleata del Pd - La prima. I fatti di Modena avvennero in un periodo in cui il maggiore gruppo industriale della città decise di riorganizzare l'azienda, cresciuta troppo e divenuta poco competitiva senza le protezioni del regime fascista. Non ci ricorda nulla tutto questo? Non so se e come la storia insegni, ma in Parlamento si sta discutendo di lavoro, mercati che cambiano, tutele, diritti e forse fare lo sforzo di connettere in modo non solo formale, il presente al passato potrebbe essere d'aiuto".

La seconda considerazione è invece di più stretta attualità. "Ieri e oggi in tanti hanno detto e dicono: ‘Je suis Charlie’ per difendere il diritto alla libertà d'espressione. Cerchiamo allora di essere Charlie almeno un po' tutto i giorni, non necessariamente in modo sarcastico, ma almeno avendo il coraggio della parola, anche di quella faticosa, dissonante, non necessariamente nel  coro. Cominciamo a lavorare da oggi per una commemorazione nel 2015 fatta di parole, pensieri, responsabilità. Ne guadagnerebbe la memoria storica della città, ne guadagnerebbero le istituzioni tutte a partire da una maggior credibilità”, conclude Adriana Querzè.   

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