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Reddito minimo garantito, scatta la raccolta firme di Sel

L'iniziativa lanciata da Giuseppe Morrone, Coordinatore Federale Sel, e Simone Muzzioli, portavoce forum "Diritti sociali, Lavoro, Saperi e Libertà" per promuovere la proposta di legge d'iniziativa popolare

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

È partita anche a Modena e provincia, su iniziativa di Sinistra Ecologia Libertà, la raccolta di firme per una proposta di legge d’iniziativa popolare che istituisca il reddito minimo garantito, realizzata grazie alla collaborazione con il BIN (Basic Income Network) e appoggiata da un cospicuo numero di movimenti, associazioni e spazi sociali sul territorio nazionale, in primo luogo dalla rete della sinistra diffusa TILT. 

La campagna durerà fino a dicembre 2012 (obiettivo minimo: 50.000 firme in tutta Italia) e nei nostri territori si potrà firmare presso i banchetti di SEL nelle piazze o recandosi personalmente presso gli Uffici Anagrafe di tutti i Comuni della provincia, richiedendo di potere sottoscrivere per la "Proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione del reddito minimo garantito". 

La campagna per il reddito minimo garantito - insieme a quella referendaria sui diritti del lavoro (art. 8 e art. 18) che partirà a metà ottobre, alla proposta di un piano straordinario per l'occupazione e alla rivendicazione di una seria politica industriale per il nostro Paese - rappresenta un passaggio importante sul piano delle cose concrete da fare oggi. Un passaggio fondamentale di cultura politica che sceglie il terreno della precarietà esistenziale come nodo decisivo della crisi occidentale e della società italiana. Lo scopo principale della proposta di legge è quello di realizzare una campagna che ponga al centro il contrasto alla marginalità e un’attenzione forte a come garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza attraverso l’inclusione sociale.

In una condizione di tragedia economica come quella attuale, con i livelli di precarizzazione selvaggia e di disoccupazione di massa, soprattutto dei più giovani, il reddito può essere una risposta, una possibilità di scelta, di rivendicazione di autonomia e futuro. Con il reddito minimo scegliamo un punto di vista, quello di chi è maggiormente escluso a partire dalla condizione di genere e generazionale.

Siamo tra i pochissimi Paesi europei a non avere alcuna forma di tutela di ultima istanza. Siamo persino inadempienti rispetto all’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La riforma Fornero peggiora ulteriormente questa condizione. 

Il reddito minimo è un argine contro il lavoro nero, il lavoro sottopagato e la negazione delle professionalità e della formazione acquisita. Significa in buona sostanza non vendersi sul mercato del lavoro alle peggiori condizioni possibili. Da argine può diventare un paradigma. Per questo il disegno di legge propone tre deleghe al governo sul riordino della spesa assistenziale, gli ammortizzatori sociali e l’istituzione del salario minimo garantito capace di determinare il compenso orario minimo applicabile a tutti i rapporti aventi ad oggetto una prestazione lavorativa. Il reddito minimo può essere un grimaldello con cui ridisegnare le politiche attive del lavoro, i processi formativi e la generalizzazione del welfare.

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