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Politica Caduti in Guerra

Caso Seta, Ghelfi (Pdl): "Il nostro invito a ridiscuterne meglio ai tempi della fusione fu rifiutato"

Il consigliere provinciale giovanardiano portavoce del partito: "Di fronte a questo quadro, chiaro fin dallo scorso anno, oggi gli stessi amministratori locali che parlavano positivamente dell’operazione, dicono che Modena non può fare sacrifici per gli altri"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

I problemi di Seta non sono un fulmine a ciel sereno come qualcuno vuol far credere. Che le società protagoniste di questa fusione avessero condizioni di indebitamento molto diverse, era noto. E che invece Modena avesse già fatto molti sacrifici per arrivare al pareggio di bilancio, anche attraverso dolorosi e molto criticati aumenti di prezzo dei biglietti, era stato più volte sottolineato. Eppure vendendo questa fusione come fosse la panacea per il nostro trasporto pubblico, ecco che la società migliore si accolla debiti di aziende malmesse.

Di fronte a questo quadro, chiaro fin dallo scorso anno al momento della discussione e della delibera, oggi gli stessi amministratori locali che parlavano positivamente dell’operazione, dicono che Modena non può fare sacrifici per gli altri. Qualcuno dovrebbe spiegare loro che una società unica non ragiona per territori, ma avendo un unico conto economico, applica aumenti, tagli e tariffe dove può. Modena ha già pagato? Vero. Lo dicevamo anche noi, motivando la nostra contrarietà come Pdl alla fusione. Oggi ci spieghino quelli che hanno insistito per rinunciare ad ATCM risanata, per Seta indebitata, quale piano industriale hanno visto quando hanno deliberato a favore, se quello che di cui si discute oggi non era all’orizzonte, se qualcuno avesse stabilito che nonostante la società unica i territori avrebbero autogestito tariffe o tratte (mi pare impossibile, ma ovviamente non lo escludo…). Insomma perché questa sorpresa? Perché queste dimissioni? E soprattutto, chi non approva, come pensa di rientrare del debito? I viaggiatori attendono risposte.

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