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Centro Rimpatri a Modena, contrari i sindacati: "Non servono strutture, ma politiche di inclusione"

Cgil, Cisl e Uil non hanno dubbi e criticano pesantemente la stessa istituzione dei Cpr

Già in passato i sindacati Cgil, Cisl e Uil avevano espresso assoluta contrarietà ad una struttura come quella del Cpr che verrà aperto nei prossimi mesi a Mdena. E ora ribadiscono la loro posizione: "I vecchi Cie, oggi Cpr, si sono rivelati luoghi dove sono stati continuamente violati i diritti umani e la dignità delle persone. Luoghi che producono solo una lunga e inutile detenzione senza risolvere il problema dell’identificazione: senza il riconoscimento e la conferma da parte dei paesi di presunta origine infatti, le persone non si possono rimpatriare. Nei vecchi Cie si era creata una difficile convivenza tra pregiudicati e semplici clandestini in attesa di identificazione, che spesso durante i mesi di detenzione diventavano vittime dei malavitosi".

"Questa riapertura ripropone i vecchi schemi che si sono rivelati non solo un danno per le persone ospitate all’interno, ma per la collettività stessa. Non sono presenti oggi, e non sono nemmeno chiare, quali sono le possibili condizioni per utilizzare tale struttura, come ad esempio quale tipo di attività verrà svolta e con quali criteri, quanti saranno ospitati all’interno della struttura, quali possibilità avrà il territorio e la sua rappresentanza (gli enti locali e le associazioni) di verificare il rispetto della dignità delle persone presenti ed un trattamento adeguato, quali saranno le condizioni di gestione della stessa, quali le caratteristiche della struttura che ad oggi è tecnicamente inadeguata ed infine, non per ultimo, con quale organico eventualmente si affronterebbe questa riapertura, considerato che da una previsione dei Sindacati di Polizia occorrerebbero rilevantissimi adeguamenti per garantire un regolare svolgimento del presidio di questa struttura", aggiungono i sindacati. 

Alla luce di queste dichiarazioni, Cgil, Cisle e Uil ritengono dunque che non ci siano le condizioni per la riapertura della struttura di via Lamarmora: "Purtroppo si continua a ricadere sulla logica emergenziale, mentre siamo convinti che l’unica strada possibile sia quella di attivare una risposta e un coinvolgimento europeo attraverso politiche sociali diverse da quelle attuali, imparare a progettare l’accoglienza e non gestire solo l’emergenza. Pertanto chiediamo che si prosegua il lavoro di impegno condiviso e comune tra istituzioni del territorio, associazionismo, volontariato, cooperazione sociale seria e affidabile, che ha rappresentato i punti cardine delle azioni efficaci realizzate in questi anni nella nostra regione a tutti i livelli . chiosano i rappresentanti del mondo del lavoro - Servono percorsi di inclusione e interventi innovativi e responsabili in grado di dare risposte concrete al tema delle povertà, per il diritto al lavoro dignitoso, per la piena cittadinanza".

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