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Striscioni davanti alle fabbriche contro l'importazione di suini dall'estero

Un blitz notturno dell'Associazione Progetto Nazionale arriva davanti a diversi stabilimenti di lavorazione dell carne e alle Camere di Commercio. Una protesta contro il drammatico crollo dell'allevamento suinicolo nostrano, affossato dall'import

“Ma quale “made in Italy”! Il comparto suinicolo italiano è invaso da carni di provenienza estera. Mentre non si contano più gli arrivi di suini dalla Spagna, dalla Danimarca e dai Paesi dell’Est Europa, la sorte dei nostri allevamenti sprofonda nell’oblio”. Queste le motivazioni alla base del blitz notturno dell'Associazione Progetto Nazionale, volto a sensibilizzare sulla profonda crisi del comparto suinicolo che da anni si è abbattutta soprattutto sull'Emilia.

L'associazione ha esposto una serie di striscioni davanti alle aziende del territorio: Parmacotto s.p.a. di Parma, Levoni s.p.a. di Castellucchio (MN), Montorsi di Vignola, Cremonini di Castelvetro, AIA di Formigine, nonché davanti alle sedi delle camere di commercio di Mantova e Modena.

“In Italia la carne suina straniera, venduta secondo varie tipologie commerciali, rappresenta l’esempio di come il settore suinicolo italiano sia stato completamente abbandonato dalla politica e dai sindacati – si legge in una nota di Progetto Nazionale - Grazie ad una meditata confusione, alla carenza legislativa sull’etichettatura e diffuse campagne pubblicitarie illusorie, la carne straniera viene assimilata alla carne italiana, con buona pace degli allevamenti nostrani che continuano a chiudere. L’importante è nascondere la verità su ciò che è autenticamente italiano e ciò che invece è straniero”.

Progetto Nazionale ritiene dunque che la strada per il sostegno ed il rilancio del comparto passi “anche per la immediata adozione a livello normativo di una etichettatura seria, chiara e completa, in modo tale che chi acquista possa scegliere liberamente e consapevolmente se acquistare un prodotto realmente italiano o uno straniero”. “La qualità e la specificità vanno difese con sostegni normativi seri, non raccontando balle pubblicitarie”, chiosano gli attivisti.

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