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Folklore modenese | 10 forme verbali utilizzate (quasi) esclusivamente dai modenesi

Alcune non appaiono nei dizionari di lingua italiana, altre sono simili a dialetti di altre province emiliane, altre ancora sono uniche, utilizzate nel parlato quotidiano di Modena

Chi è abituato ad utilizzarle quotidianamente forse non si rende conto dell’unicità e dell’esclusività territoriale d’utilizzo che alcune parole hanno insite nel loro Dna. D’origine dialettale, ecco dieci forme verbali tipiche del parlato modenese:

Blisgare

Anche detto “sblisgare”, significa scivolare. Se nel mezzo di una bufera di neve, in pieno inverno, con le strade ricoperte di ghiaccio, un malcapitato modenese volesse uscire di casa, allora correrebbe il rischio di blisgare sul marciapiede gelato o, nell’alternativa di sostantivo, di fare un bel blisgone.

Ciapinare

Anche detto “sciapinare”, siginifica dedicarsi a piccole incombenze, a piccoli lavori generalmente manuali.

Cioccare

Il verbo “cioccare” ha due principali sfumature di significato: uno concreto e in modo transitivo, urtare con esiti rovinosi oppure fare dei rumori strani, e uno figurato e intransitivo, dire sciocchezze talmente grosse da apparire matti.

Esempi:

  • Ho cioccato la macchina di mio padre
  • Senti come ciocca il motore? C’è qualcosa che non va
  • Cosa ciocchi? Che assurdità vai dicendo?

Conoscere

In italiano è un sinonimo di “sapere”, in dialetto modenese è usato anche (non esclusivamente) come sinonimo di “riconoscere”. Esempio: Ma sei tu che mi saluti da lontano, non ti avevo conosciuto.

Usato al riflessivo, invece, vuol dire “è evidente”. Esempio: Si conosce che sei ingrassato.

Fare su

Per il modenese significa “rubare” o “avvolgere”. Esempi:

  • Uscivo dal cinema quando ho visto che la bicicletta era sparita, me l’hanno fatta su
  • Fai su il gomitolo
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