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Curiosità modenesi | Chi è Alfonsina Strada, sportiva a cui è intitolata la Diagonale Verde

Originaria di Castelfranco Emilia, Alfonsina Morini Strada fu una ciclista paladina dei diritti sportivi delle donne e unica donna ad aver completato il Giro d'Italia. A lei è stata intitolata la Diagonale ciclopedonale di Modena

"Un diavolo in gonnella" e "regina della pedivella" sono solo alcuni degli appellativi attribuiti ad Alfonsina Morini Strada, ciclista professionista originaria di Castelfranco Emilia paladina dei diritti delle donne nello sport. Tra le sue imprese sportive più memorabili, il Giro di Lombardia del 1917 e 1918 e il Giro d'Italia del 1924, competizioni da sempre considerate prettamente "maschili" e nelle quali gareggiò come unica donna, nonostante il regolamento sportivo dell'epoca non citasse limitazioni di genere. 
Ad Alfonsina Morini Strada è stata di recente intitolata la Diagonale Verde di Modena, un percorso ciclopedonale costruito su di una linea ferroviaria dismessa che attraversa la città dalla rotatoria Paolucci-Breda sino al Polo Leonardo. 
Vediamo nel dettaglio le tappe più significative della vita della Regina del Giro.

La bici da corsa come regalo di nozze e le prime gare di spessore

Originaria di Castelfranco Emilia, città in cui nacque nel 1891, Alfonsina ricevette la sua prima bicicletta dal padre nei primi anni del '900. Sgangherata, al limite della rottamazione ma ancora funzionante, la biciletta regalatale dal padre fu un regalo molto apprezzato dalla piccola bambina, che imparò ad utilizzare con destrezza pedalando incessantemente per tutto il paese e partecipando alle prime competizioni (di nascosto dai genitori) ancor prima di compiere 14 anni.
Nell'ottobre del 1915, a 24 anni, si sposò a Milano con Luigi Strada ricevendo su richiesta personale una bicicletta da corsa come dono nuziale. Luigi, di professione meccanico, fu il suo primo sostenitore e manager: Alfonsina non doveva più celare il suo talento e la sua carriera prese il volo.
Nel 1917 Alfonsina si presentò alla redazione della Gazzetta per chiedere di iscriversi al Giro di Lombardia, una competizione alla quale mai nessuna donna aveva partecipato prima. Nessun regolamento glielo così Armando Cougnet, patron delle corse, accettò: per la ciclista di Castelfranco Emilia era la prima partecipazione ad una corsa su strada sfidando atleti di sesso maschile. Su 43 ciclisti in gara, tra cui Gaetano Belloni e Costante Girardengo, solo la metà riuscì a completare i 204 km del Giro, tra cui Alfonsina. Fu infatti lei l'ultima ad arrivare tra coloro che avevano completato il tragitto, a un'ora e mezza dal vincitore ed insieme ad altri due ciclisti, Sigbaldi e Augé. Nell'edizione del 1918, invece, Alfonsina giunse ventunesima, superando allo sprint Carlo Colombo.

Il Giro d'Italia e il numero 72 cucito sulla divisa 

Il nome di Alfonsina andava acquistando popolarità, calorosa era l'accoglienza da parte del pubblico, soprattutto femminile, per il quale stava diventando una vera e propria paladina dei diritti, un esempio di coraggio, intraprendenza e passione. La strada risultava spianata per il prossimo obiettivo: il Giro d'Italia del 1924.

3.613 chilometri in tutta la penisola, 12 tappe, intervallate da 11 giorni di riposo, 108 gli iscritti (solo novanta dei quali al via). Alfonsina partì da Milano con il numero 72 cucito sulla divisa. Per la ciclista emiliana fu un Giro difficoltoso, con varie cadute e danni alla bici da corsa, ma che riuscì a concludere con successo: ad ogni tappa era accolta da fiori, striscioni d'incoraggiamento, musica e donazioni; il tifo e la stima da persone di tutta Italia era il traguardo migliore. Esclusa dalla competizia all'ottava tappa (giunse fuori tempo massimo), decise di continuare lo stesso il giro, concludendolo tra gli applausi di una folla in tripudio e la stima anche di coloro che non avrebbero mai voluto vedere una donna gareggiare il Giro d'Italia.

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