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Redazione

Appennino modenese | I 4 borghi dal fascino autunnale da visitare in giornata

Antichi ponti che sfidano l'impeto dello Scoltenna, specchi d'acqua che riflettono le tonalità aranciate di faggeti e castagneti: ecco 4 borghi d'Appennino da non perdere in autunno

Avvolti da un manto di calde sfumature d'autunno, i borghi dell'Appennino modenese accolgono la stagione dei primi freddi tingendosi di toni aranciati. Dal mutevole fascino paesaggistico, ecco alcune destinazioni visitabili in giornata:

Pievepelago

Ubicato sulle rive del torrente Scoltenna, nel cuore della valle appenninica del Pelago e circondato da alcune tra le vette più alte dell’Appennino modenese (Monte Giovo, 1991 m. Monte Rondinaio, 1964 m), Pievepelago è meta autunnale ideale per gli amanti del foliage, della natura e delle sue mutevoli manifestazioni.

Castagni, faggi e conifere abbracciano con sfumature verdi e aranciate numerosi laghi, in particolare:

  • Lago Santo
  • Lago Baccio
  • Lago Turchino
  • Lago Piatto
  • Lago Nero

Immersi nel foliage: il Ponte della Fola e il Ponte della Fola Alto

Situato nel comune di Pievepelago il Ponte della Fola si trova al confine tra Pievepelago, Riolunato e Groppo. Capolavoro ingegneristico risalente al Medioevo è l’unico ponte a due arcate in tutta l’Emilia. Le due arcate sono asimmetriche e a schiena d'asino. Ma cosa vuol dire fola? Vi sono varie interpretazioni: si potrebbe riferire ai termini di favola, leggenda, racconti che i pastori e i viandanti si raccontavano incontrandosi nei pressi del ponte.

Al contrario, il ponte della Fola Alto presenta un’unica arcata e presenta una vertiginosa peculiarità. Esso scavalca il fiume da un’altezza considerevole poggiando direttamente sulla roccia della gola scavata nel corso dei secoli dall’acqua del torrente. Visto dal basso è impressionante: immerso nel fitto verde della vegetazione il ponte sembra sospeso, un braccio naturale che collega le due parti di bosco scucite dall’alto strapiombo per poi ricongiungersi all’altra sponda e rimmergersi all’interno del bosco. Grossi massi giacciono ai suoi piedi, tracce di precedenti frane e detriti che la potenza dello Scoltenna ha trascinato a fondo valle. Il sentiero che lo attraversa fa parte del cammino di San Bartolomeo, sentiero che collega i luoghi dedicati al culto del santo tra l’Emilia e la vicina Toscana.

Lavacchio

Uno scenario di pitture, mosaici e sculture accompagna lo sguardo dei visitatori desiderosi di perdersi tra le vie di Lavacchio, frazione di Pavullo, un luogo di sfumati confini nel quale l’arte si fonde con la natura, il cielo con i tetti delle case e il paesaggio montano con i dipinti affrescati sui muri.

Pareti di piccole case rustiche poste lungo la via si trasformano dunque in colorati supporti di murales e raffinate composizioni mentre il terrapieno del colle che costeggia la strada si riscopre libro fiabesco, una narrazione visuale di mosaici concepiti dal genio e dall’esperienza di Anna Minardo.

Gli affreschi di Lavacchio

Le pareti di un gruppo di casupole poste ai piedi del colle (con la torre in cima) mostrano affrescate altrettante casupole sovrastate dall’ombra della torre in rovina, un bellissimo effetto trompe-l’oeil; poco più avanti invece, sul muro di un’abitazione diroccata, vi è l’immagine dipinta di una fanciulla che appoggiata ad una loggia contempla affascinata il paesaggio circostante.

Proseguendo si arriva al centro del paese dove un conglomerato di edifici è il narratore silente di altrettante pitture. Ciò che colpisce maggiormente è l’accurata contrapposizione interno-esterno: un murale raffigura un fanciullino intento a disegnare graffiti sul muro (che è a sua volta disegnato) mentre una bambina  tende la mano verso un grappolo di palloncini colorati, le ombre di un’accuratezza che sfiora il reale. Sul muro della casa contigua una ragazza suona una chitarra nell’intimo della propria cameretta, una bambola giace supina sul letto, sul comodino un orologio segna le 13.20.

Riolunato

Sotto l’ombra maestosa del Cimone, abbarbicato sulla cresta dell’Appennino Modenese, si nasconde uno tra i paesi meno popolati della provincia modenese: Riolunato.

Piccolo borgo dal grande fascino, non rimane preclusa agli occhi del visitatore la bellezza naturale dei suoi laghi, dei torrenti e degli allegri salti d’acqua, la longevità delle tradizioni e delle usanze popolari, la solidità e la magnificenza dell’operato architettonico dell’uomo.

Il borgo 

Il nucleo più antico di Riolunato coincide con Piazza del Trebbo, centro nevralgico del paese dal quale si snodano le pittoresche strade in sasso, retaggio di epoche passate. Sulla piazza si affaccia l’inconfondibile Casa Gestri, attuale sede della comunità civica, impreziosita da un arengo e da un affresco raffigurante la Vergine risalente al 1400.

Attraverso antiche porte ad arco e splendidi giardini, gli storici sentieri acciottolati conducono il passo verso la seconda piazza principale del paese, Piazza Don Antonio, o della Chiesa, dedicata all’amato Don Antonio Battilani. Semplice ed elegante, svetta la Chiesa parrocchiale nella quale fu parroco per più di quarant’anni.

Gioielli paesaggistici da non perdere:

  • Cascata del Rio Monio
  • Ponte della Luna
  • Villa Tosi Bellucci
  • Frazioni di Groppo, Castellino, Castello e Serpiano
  • Villa Tosi Bellucci

In periodo autunnale, la bellezza incontaminata delle cascate naturali del Rio Monio, avvolte da un manto di foglie di sfumature purpuree, convive con i frequentati laghetti adibiti alla pesca, mentre l’antica villa Tosi Bellucci, immersa nella fitta vegetazione, attira turisti e visitatori quanto d’inverno le bianche piane per lo sci alpino o d’autunno il Ponte della Luna sullo Scoltenna.

Olina

«Per tutti coloro che hanno un po' l'illuministico comune sentimento di luogo, che viene a volte alterato e reso debole, Olina è un'eccezione, perché non è un insieme più o meno confuso di oggetti edilizi provocatoriamente collocati in piena antitesi con tutto ciò che natura e storia vi avevano prodotto. È un luogo vero, non un "non luogo" caratterizzato da estraniazioni e da dispersioni insediative» - scrive di Olina Elio Garzillo, Soprintendente per i Beni Architettonici e per il Paesaggio dell'Emilia.

Famosa ai più per l’omonimo ponte che attraversa lo Scoltenna, la piccola frazione di Pavullo racchiude come un forziere dalle trasparenti pareti gioielli d’inestimabile valore storico, come la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli (anch’essa custode del noto organo costruito da Domenico Traeri), la Chiesa di Olina, casa di opere del Magnanini, e l’edicola votiva ubicata sulla sommità del ponte, datata 1581, impreziosita da due immagini sacre della Madonna, tra le quali una con Bambino.

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