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Antiche tradizioni | Il 1° Gennaio, i bambini delle borgate e la Buonamano

Il 1° Gennaio si ripeteva in coro: Buondè bon an / fam la bunamàn per st’an / che Dio la farà anch' a vo’

Se domandiamo ad un motore di ricerca o alle pagine dimenticate di un dizionario il significato della parola Buonamano, la risposta sarà inequivocabilmente una: una semplice mancia che si dà in aggiunta del prezzo pattuito per un servizio. Ma se rivolgiamo la medesima domanda ad un nonno o genitore che abbia vissuto gli anni della prima giovinezza tra i monti modenesi negli anni ‘50 - ‘60, la risposta sarà del tutto differente, sarà come un tuffo in una vasca di ricordi dolci-amari, in un racconto che inizia così.

La mattina del 1° Gennaio le strade delle piccole borgate d’Appennino solevano riempirsi dei passi svelti e gioiosi dei bambini. Era giorno di festa, benedizioni e buoni propositi. Essi si riunivano in piccoli gruppi, cestini alla mano o con capienti tasche dei calzoni, per raggiungere e bussare alla porta di casa di famiglie e parenti e richiedere la buonamano.

In coro si ripeteva: Buondè bon an / fam la bunamàn per st’an / che Dio la farà anch' a vo’

Sebbene ci siano numerose versioni a seconda del borgo d’origine, il significato della filastrocca della buonamano è “Buongiorno, buon anno / fatemi (Voi) la Buonamano quest’anno / che Dio la farà anche a Voi”.

Il padrone di casa, allora, consegnava ai bambini quello che poteva racimolare in dispensa: un pugno di noccioline, due o tre noci o addirittura, se era particolarmente benestante, un mandarino o una caramella. In cambio Dio avrebbe posato la sua mano benedicente sulla famiglia, sulla casa e sul bestiame, per un anno di prosperità e salute.

Le bellezze del territorio modenese raccontate attraverso la videocamera de Il Paesano di Provincia

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