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Giovedì, 25 Aprile 2024
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L'Intervista | Martina Strazzer, 23 anni e un'azienda (grazie a TikTok)

Imprenditrice, creator e volto di "Amabile", ha fondato il brand di gioielli nella sua cameretta di Modena. Oggi - cioè due anni dopo - ha un ufficio, una srl, venti persone che lavorano per lei, tanto carisma e un milione e mezzo di follower: "Il segreto? Leghiamo i gioielli alla forza della comunicazione e all'attivismo". E pensare che, all'inizio, non ci credevano neanche i genitori

Quando una ragazza compra gli orecchini di Martina Strazzer, compra in parte anche il sogno di diventare come lei. Lei che, nella generazione degli influencer cresciuti sotto la stella dell'“imprenditrice digitale” Chiara Ferragni, è riuscita davvero a creare un brand di successo in mezzo ai tanti coetanei che ci hanno solo provato. Imprenditrice, creator e contemporaneamente anche volto del suo brand di gioielli Amabile, la 23enne ha iniziato a sognare due anni fa con 300 euro, nella sua cameretta e guardata di traverso dai genitori, come nelle migliori narrazioni di successo. Ed oggi, come nel migliore dei lieto fine, ha un srl, 11 buchi alle orecchie (attraverso cui mostra le sue collezioni, ndr), venti persone che lavorano in azienda - età media 23 anni, il più anziano di anni ne ha 26 - e un milione e mezzo di follower su TikTok, appassionati sì dell'argento dei suoi prodotti, ma anche dell'argento vivo che si porta addosso, nel senso più ispirazionale del termine.

"Oggi mi cambio le orecchie", dice Martina guardando in camera, mentre presenta col suo stesso volto la nuova collezione da lanciare. Smartphone alla mano e carisma da vendere, propone così orecchini, collane, bracciali, anelli. E, di pari passo, propone la sua storia, che ha svelato via social sin dall'inizio. Giorno dopo giorno. Da quei mesi più complessi in cui c'era solo una cameretta a fare da sfondo alle stories, fino al presente in cui c'è un ufficio pieno di cinquantamila buste da riempire degli altrettanti ordini in arrivo sul sito (come è capitato nei giorni di Natale). Grandi occhi azzurri magnetici ed un entusiasmo trascinante, nella giovane modenese non c'è solo la tradizionale incoscienza dei vent'anni - quella che porta spesso ad assumersi rischi - ma soprattutto una mirabile consapevolezza dei propri obiettivi e strumenti. "La mia è una nuova idea di azienda che lega il mondo gioielli alla forza della comunicazione e ai progetti sociali dell'attivismo", ci spiega, perfettamente in linea con l'approccio al mondo dei suoi coetanei.

Tutto è partito due anni fa. Dal nulla.

"All'epoca avevo 19 anni e lavoravo come commessa da Zara. Intanto studiavo all'università e davo ripetizioni a cinque bambini. Ricordo ancora che, in occasione del mio compleanno, le mie amiche mi regalarono venti euro da aggiungere al mio fondo bancario (ride, ndr). Avevo già molto chiaro il mio progetto".

La passione per l'imprenditoria è di famiglia oppure i tuoi genitori si occupano di altro?

"No, è sempre stata assente, fatta eccezione per mia nonna che ha un ristorante in montagna. I miei genitori non sono imprenditori, anzi sono molto sola su questo fronte".

E come hanno reagito nel corso del tempo al tuo exploit, c'è stato supporto da parte loro oppure timore rispetto alle tue ambizioni?

"Devo ammettere che non hanno avuto una reazione particolarmente positiva. Quando ho detto che avevo intenzione di aprire un brand di gioielli, avevo cominciato da poco l'università, che poi ho interrotto. Insomma io ero già molto decisa, ma loro l'hanno presa molto male. La verità è che, comprensibilmente, non capivano che cosa intendessi".

Che cosa non capivano?

"Che il mio progetto era legato ai social media e alla viralità che consentivano di avere, dunque alla possibilità di raggiungere pubblico e clienti. Il vero boom è infatti arrivato proprio quando i miei video sono diventati virali TikTok. Insomma, all'epoca tanto io ero sicura di poter contare su questi strumenti quanto invece loro non li conoscevano. Non a caso mi chiedevano se volessi aprire un negozio, se mi rendevo conto di quante spese questo comportasse: non riuscivano a concepire un progetto così volatile né perché avessi deciso di assumermi questo rischio".

Poi hanno cambiato idea?

"Sì ma nel corso del tempo, quando ho cominciato a presentargli dei dati di fatto. Mio padre mi supporta molto. Mia madre invece so che rimarrà sempre sulla sua linea mantenendo un po' di avversità. Diciamo che non ne parliamo".

@martinastrazzer_

Ci stancheremo mai di questi video?🤤🥹😭

♬ suono originale - Martina Strazzer

Sei partita con 300 euro.

"Ho pianificato tutto dall'inizio. Sapevo di voler avere una mia attività nel settore della moda e sono partita da questa certezza. Mi sono subito resa conto che però l'abbigliamento era troppo voluminoso, perché avrebbe significato dover pagare l'affitto di un magazzino. Idem le scarpe e le borse. Mi serviva insomma qualcosa di piccolo"

E hai pensato ai gioielli.

"Con 12 euro mi sono fatta produrre il primo pendente da un laboratorio orafo della città. E l'ho messo su Instagram. Poi mi sono fatta produrre un anellino a 10 euro. Sono andata avanti così per qualche settimana: mi facevo fare cose, caricavo tutto sul profilo e, in un primo momento, sono riuscita a vendere qualcosa ai miei conoscenti. Non avendo soldi, prima vendevo e poi spendevo per produrre. Quando poi ho cominciato a mostrare i gioielli addosso a me su TikTok, i video sono diventati virali, le produzioni artigianali non mi stavano più dietro e sono passata a quelle semi industriali".

Hai detto di aver capito di essere appassionata di imprenditoria già al liceo, una passione che definisci "un fuoco dentro". Quali sono state le figure che negli anni hai preso come modello?

"La mia musa ispiratrice è stata una ragazza canadese che ha aperto un brand di costumi. Ho sempre aspirato ad essere lei. Ricordo che guardavo i suoi video, quelli in cui magari raccontava il suo fatturato di dicembre, e sognavo. Ad oggi la mia realtà è più grande della sua (sorride, ndr). Ma in generale ho sempre seguito donne legate all’imprenditoria digitale, come l'Estetista Cinica".

Una ascesa in un nuovo mondo che ti era insomma sconosciuto. Ci sono stati momenti in cui ti è pesato ritrovarti così giovane a gestire responsabilità importanti?

"Le difficoltà sono tantissime. Essere giovane mi pone in una posizione di svantaggio rispetto a tutto. Anche i rapporti con gli altri professionisti “adulti” sono complessi, almeno fino a quando non riesco a fargli percepire il mio valore. Muovermi era anche rischioso, poiché ero vulnerabile: non avevo conoscenze legate al mondo dell'impresa, non avevo studiato finanza".

Hai detto che ti è capitato in passato di scontrarti col sessismo.

"Un esempio? Quando andavo a cena con altri imprenditori e con il mio ex fidanzato - anche lui imprenditore per una realtà simile alla mia ma più piccola - gli altri si giravano verso di me dicendo 'Eh, te lo devi sposare questo'. Insomma, sebbene io avessi una mia realtà, mi dicevano che avrei dovuto sposare lui. La verità è che in alcuni casi il sessismo è purtroppo ancora un riflesso".

E come reagisci?

"Sebbene sul momento non si ha mai la risposta pronta, cerco sempre di restare tranquilla, tanto poi sono i fatti a parlare".

Qual è invece la soddisfazione più grande?

"Inserire nuove risorse in azienda. È il primo parametro. È soddisfacente creare un ambiente professionale sereno. Altra soddisfazione è veder realizzati progetti macroscopici. È bellissimo, stupendo, meraviglioso quando mi arrivano i campioni dei gioielli e quando, in strada, vedo le persone indossarli".

@martinastrazzer_

Guardatelo fino alla fine, chi tiene il primato??? Non saprei valutare 🤔🤔❤️

♬ suono originale - Martina Strazzer

Molte influencer e molti creator provano ad intraprendere il tuo percorso, lanciandosi nell'ideazione di nuovi brand. Ma in pochi ci riescono. Che cosa credi che abbia fatto la differenza, nel tuo caso?

"La comunicazione, l'uso dei social media appunto. Tra noi e il pubblico c'è un rapporto così vicino da fare sentire il cliente parte di qualcosa. Il cliente si sente vicino a me, si affeziona, poiché io mi espongo tantissimo, metto la mia faccia. Insomma non è solo un brand e basta. Io e il mio brand siamo molto fusi. Inoltre spesso mettiamo le collezioni al servizio di tematiche d'attualità, oppure gli diamo un valore emotivo in generale. Questo per me è fondamentale per creare un rapporto tra l'utente e il gioiello. Un rapporto che sia più forte della relazione concreta in sé. In fondo un gioiello non è un bene di prima necessità quanto invece un vizio che ci si concede".

Ti occupi tu dell'ideazione delle nuove collezioni?

"Sì. Decido io la tematica, in stretta collaborazione con la designer, che poi disegna nel pratico. A lei dico come immagino il gioiello e come invece non lo immagino proprio, e lei va a plasmarlo. Siamo molto in sintonia. All'inizio i disegni li facevo io poiché non avevo fondi per pagare un'altra persona, ma non avendo grandi competenze faticavo a farmi capire dai fornitori. Lei è stata la prima persona a cui mi sono approcciata, peraltro è più giovane di me".

Qual è il prodotto più venduto in assoluto di Amabile?

"Il lovli, ovvero un orecchino con catenina con un soggetto che ogni volta cambia. Il più amato tra tutti è quello col fiocco".

Ed il post più visto di sempre su TikTok?

"Il video più visto di sempre ha a che fare col mio privato ed è quello in cui faccio un tatuaggio ad eye liner, ma semplicemente perché copriva più target. In generale i video più amati sono quelli in cui racconto come ho aperto Amabile, forse per il loro significato aspirazionale".

Come vivi la responsabilità di essere un modello per molti giovani?

"Mi piace moltissimo. Ho sempre usato i social in questo modo, anche quando avevo 800 follower e mi conoscevano solo a Modena. Ma non vivo tutto questo come un peso, anzi: lo farei anche se non mi ascoltasse nessuno. Mi viene tutto spontaneo. A volte mi rendo conto però che, se la bravura dell'imprenditore è proprio nel saper delegare, io in realtà non posso, perché non posso delegare la mia faccia. È una mia consapevolezza: io e il mio brand saremo sempre legati".

I social possono diventare un'ossessione per chi ne fa un lavoro?

"Ho imparato ad avere un rapporto abbastanza sano con questo concetto. All'inizio facevo molta fatica a dovermi interfacciare con questo senso di dover pubblicare sempre qualcosa, a dover mantenere sempre attivi tutti i canali, dopodiché mi sono detta che, se anche fossi sparita per tre giorni, non sarebbe successo nulla. Nessuno mi avrebbe dimenticato. E così, quando nella mia vita personale sono particolarmente stressata, mi prendo quei tre giorni di pausa. Cerco di mantenere questo equilibrio per il mio benessere mentale e questo è importante".

Ci sono stati momenti complessi in questi anni?

"Come esiste la crisi della pagina bianca per lo scrittore, io ho avuto la crisi della creator. Mi sembrava di non avere pù idee, pensavo che la mia presenza sui social fosse terminata, anche perché il mio personaggio si è evoluto molto nel corso del tempo: sono partita facendo video ironici di coppia e poi ho traslato la comunicazione sull'imprenditoria. C'è voluto un anno e mezzo di lavoro".

C'è qualcosa che ti manca della vita di prima?

"La privacy. Ciò che faccio vedere è però ciò che scelgo di far vedere. Sono tutte cose su cui acconsento di ricevere critiche e pareri non richiesti, ecco. C'è grande curiosità: quando passeggio in strada con le mie amiche dico loro di comportarsi bene ed essere composte (sorride, ndr). Mi aiuta il fatto che io non vivo in una metropoli, sono a Modena e quindi vivo nella mia bolla: la mia quotidianità è composta da casa ufficio o ufficio casa".

Su TikTok racconti anche la tua convivenza con la neuropatia del pudendo. In che modo ti è d'aiuto condividere i tuoi problemi di salute?

"In realtà sono convinta che possa essere d'aiuto agli altri. Ci sono molte patologie dimenticate, di cui si parla molto poco, nonostante in questo caso ne soffrano molto ragazze. Se, parlandone, spingo anche solo una di queste ragazze a farsi una domanda in più, so so che si può accendere una lampadina. Io stessa ho beneficiato di chi lo ha fatto, avendoci messo due anni per avere la giusta diagnosi".

Voi creator siete uno star system alternativo a quello "tradizionale" fatto dai volti dello spettacolo. Hai mai ricevuto proposte da parte dei media più tradizionali, ovvero tv e cinema?

"Proposte ne arrivano. Mi piacerebbe raccontare la mia storia in tv, sempre in chiave motivazionale per i giovani".

(fomte Today.it)

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