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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Folklore modenese | Cosa dicono i modenesi quando si arrabbiano? (In dialetto)

Cosa dice un modenese quando esce "fòra dai gàngher"? Ecco alcune espressioni dialettali antiche e recenti utilizzate per inveire contro qualcuno

Ci sono, nella lingua dialettale dei modenesi, alcune espressioni ricorrenti utilizzate in particolare quando ci si adira con qualcuno o qualcosa, quando - si direbbe a Modena - si va "fòra dai gàngher". Parole o modi di dire che, a seconda del contesto, assumono significati "velati" e di dubbia eleganza. E

cco allora una selezione di modi di dire dialettali usati in passato (e, a volte, ancora adesso) nelle occasioni più concitate.

1. Ch'at vègna al flòss

"Che ti venga il flusso"

Al Flòss altro non è che la diarrea, una sindrome una volta terribile e spesso preambolo di una grave malattia, come il tifo o il colera. Ora, invece, l'espressione dialettale assume toni del tutto diversi, scherzosi.

2. At drèz al cusdur cun al visti indòs

"Ti raddrizzo le cuciture con indosso il vestito"

Drizèr al cusdùr, letteralmente "raddrizzare le cuciture", era uno dei passaggi della lavorazione di un vestito nuovo nelle botteghe dei sarti.

Questi, infatti, prima di consegnare al cliente un abito appena confezionato, solevano premere pesantemente o addirittura battere con forza con il ferro da stiro, su alcuni punti del vestito. Grazie a questa stiratura l'abito risultava essere "raddrizzato", ovvero senza le pieghe ottenute dalla cucitura. Quel battere ha creato l'espressione dialettale "at drèz al cusdur cun al visti indòs".

3. Ch'at vègna un azidèint!

"Che ti venga un accidente"

Questa espressione dialettale era ed è tutt'ora usata così frequentemente da perdere il cattivo significato originale e diventare  un intercalare scherzoso.

All'epoca, invece, corrispondeva a un cattivo augurio, a un "accidente", una malattia o una disgrazia. Adesso non di rado si sente dire tra amici o conoscenti: "ch'at vègna un azidèint, cum'a stèt?" (che ti venga un accidente, come stai?)

4. A gh'à dèed ed volta al zervèl

"Gli ha dato di volta il cervello"

L'espressione dialettale è riferita a chi perde il senno, a chi compie un'azione apparentemente illogica o pericolosa.

5. Vòt un scufiòt?

"Vuoi uno scappellotto?"

Tipica espressione dialettale che i genitori rivolgevano ai propri figli quando questi ultimi si accingevano a combinare qualche marachella. Ma cos'è uno scufiòt?

Lo scufiòt era un tipo di abbigliamento femminile, una cuffia talmente rigida che per posizionarla sul capo era necessario darci una bella botta con la mano. Nel tempo, poi, l'indumento scomparse dagli usi e costumi dell'epoca ma rimase vivo nel gergo il termine "scufiòt".

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