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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La Modena nascosta | Le 14 sculture del Memorial di Monchio come inno alla libertà

Create dall'estro di scultori internazionali, i monoliti del Memorial di Monchio incarnano lo spirito di resistenza, speranza e dolore proprio del paese teatro di sanguinosi scontri tra partigiani e nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale

Tra le Valli del Dragone e del Rossenna, a Monchio di Palagano, svetta dalla cima di un cucuzzolo un’area in cui storia, resistenza e libertà convivono nel silenzio armonico di boschi e prati di montagna. E' il Parco della Resistenza Monte Santa Giulia, un’area teatro di sanguinosi scontri tra partigiani e nazisti, in seguito acquistata dalla Provincia di Modena, nel 1970, ed adibita a memoriale tra il 1989 e il 1992. 

Nel mezzo dei 30 ettari di parco si erge l’antica Pieve di Santa Giulia, chiesa romanica ricostruita dopo il bombardamento nazista su Monchio. Una lunga scalinata guida il visitatore verso l’antico edificio, mentre ai piedi dei primi gradini quattordici imponenti statue di pietra spingono a ricordare, a rivivere o a provare ad immaginare le tracce di sofferenza che l’odio scolpì e la guerra impresse negli abitanti di Monchio, d'Appennino e d'Italia.

I 14 monoliti di pietra serena: un inno silente alla libertà, alla speranza e alla pace

Un abbraccio, uno tra i gesti più semplici dell’uomo, uno tra i più significativi e carichi di significato. Paolo Sighinolfi scelse di trasformare il suo blocco di pietra serena in un abbraccio tra due figure femminili, un gesto quasi rivoluzionario, d’amore e di mutuo sostegno per sconfiggere il dolore, per trasformarlo in solide speranze. Insieme. 

Graziano Pompili diede vita ad una casa. Un edificio in pietra, solido ed indistruttibile. Uno squarcio lo percorre dal tetto alle fondamenta. Ma la casa non crolla, ferita resiste. Pompili all’interno di quelle mura di pietra scolpì un messaggio invisibile, metaforico, che le offese all’intelletto non possono essere mortali. La casa non crollerà mai. 

Jean Cassamajor costruì un totem. Un simulacro dal significato simbolico al quale ci si sente legati per tutta la vita. E a Monchio il significato può essere soltanto uno, un richiamo alla giustizia divina, l’unica forza che potrà premiare il bene e punire il male consumato in queste terre. 

Lacrime scorrono lungo la liscia colonna di pietra realizzata da Italo Bortolotti. Quante gocce di pianto hanno innaffiato i verdi prati e i rigogliosi boschi di questa parte d’Appennino? - si sarà domandato l’artista. Oppure è la stessa natura che piange, sofferente, offesa dalle ingiurie inferte all’armonia e alla pace dei monti. 

Raffaele Biolchini ha voluto omaggiare le vittime di Monchio donando loro eterna libertà. Una libertà rappresentata dal materiale della scultura, la pietra, e dall’animale costruito in cima, un uccello che riposa sulla sommità del parallelepipedo. Volo, assenza di confini e artificialità, libertà - questi i valori che incarna l’animale. 

Un altare, uno scranno scolpito all'interno di un grande uovo di pietra. “L’uovo, il seme della vita, lo scranno entro cui, nelle notti di luna andrà a sedersi lo spirito della pace e della libertà”E’ la scultura di Quinto Ghermandi. Una forza, un corpo estraneo, tenta di colpire e distruggere i monoliti di pietra degli scultori Francesco Cremoni, Miguel Ausili e Renzo Margonari: nel primo caso è una saetta che lesta e improvvisa si scaglia con violenza contro una grande colonna e la trafigge da parte a parte ma invano; poi è una forza misteriosa la portatrice di distruzione che si abbatte sull’edificio costruito da Ausili mentre una sfera, infine, tenta di demolire il monolito di Margonari e fallisce. Rappresenta il valore indistruttibile della pace. 

L’acqua che cade, l’acqua che scorre, l’acqua che scava è la scultura di Yashin Ogata, simbolo di una corrente dall’inesauribile forza, un moto infinito che cade, scorre e scava per sempre. Un’immagine rappresentata in pietra da tre linee. Tre linee che compongono un fiume. Come affermò lo stesso Ogata: “Tre elementi paralleli verticalmente disegnano un fiume.. l’acqua che cade dal cielo penetra la terra e forma la sorgente, il fiume, il mare. E’ la stessa acqua che partecipa alla rigenerazione della materia per poi ritornare al cielo” 

Pinuccio Sciola rappresentò una figura squadrata violata da una fenditura netta, tagliente. Una forma che evidenzia la natura intrinseca del materiale, della pietra serena: la capacità di resistenza dinanzi alle devastazioni umane. 

La pietra di Wang Kuo Hsien fu lavorata come un tessuto prezioso: morbida, dalle linee curve e giochi di luce all’interno, spessa corazza di pietra all’esterno. E’ l’umanità contrapposta, lo scontro tra fazioni, tra nazisti e partigiani. Si fronteggiano in un gioco di luci e di ombre. La luce, la bontà; l’ombra, la malvagità. 

Dino Radulescu scolpì quasi con violenza il suo monolito. Donò e ricreò forme nette che paiono strapparsi, tirarsi e spingersi tra loro ina una lotta continua per la pace e la libertà. E’ la scultura più misteriosa tra le quattordici che compongono il Memorial. 

Rami Gavish, infine, diede voce a due tra le figure protagoniste della Seconda Guerra Mondiale: il partigiano e l’ebreo. Come affermò lo scultore polacco: “La scultura è composta da due elementi uguali che rappresentano la figura di un partigiano ed il simbolo di Magen David (La stella di David). La sommità punta al cielo ed esprime la volontà di vivere a testa alta. La punta opposta è piantata in terra ed esprime la prontezza del sacrificio per la propria terra, per la patria e per l’umanità in lotta per distruggere il nazismo”. 

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