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Storia e tortellini: 5 curiosità che probabilmente non sapevi

Che i tortellini siano uno dei piatti più importanti della nostra cucina, forse alcune curiosità sono sfuggite ai più

La Locanda Corona

Sull'origine del piatto esistono varie leggende e tutte sono originarie di Castelfranco Emilia. Tra le più recenti vi è quella che parla di un proprietario della locanda Corona, che ebbe l'idea della forma di ombelico sbirciando dal buco della serratura della stanza di una nobildonna sua ospite. La bellezza di lei li eccitò tanto da non riuscirsi a trattenere nel scendere in cucina e mettersi ad impastare. Più tradizionale è invece la leggenda dell' "ombelico di Venere" raccontata da Alessandro Tassoni ne "La Secchia Rapita", secondo al termine di una giornata di guerra si presentarono nella locanda Corona Venere, Bacco e Marte. La mattina seguente Marte e Bacco si allontanarono dalla locanda lasciando sola Venere, che aveva preferito dormire. Quando ella si svegliò, chiamò i compagni di viaggio, ma non essendoci nessuno, a presentarsi in camera fu l'oste che rimaste meravigliato dalla sua bellezza. Ci volle un attimo per strappare un pezzo si sfoglia, riempirlo con la carne del giorno prima e darci una forma di ombelico.

La statua del tortellino

E' un tortellino così grande che non potrebbe stare in nessuno dei vostri piatti o pentole, infatti misura 50 cm, peccato sia di bronzo quindi è sconsigliato mangiarlo. La statua realizzata da Gianni Ferrari ripercorre la leggendaria storia di com'è nato questo piatto come abbiamo riportato sopra, infatti ai lati del mega-tortellino si trovano le statue della dea Venere e del proprietario dell'oste dell'Osteria Corona che la osserva nuda e viene ispirato. Una storia che affonda le origini nel poema di Alessandro Tassoni.

La ricetta del tortellino ad Arezzo?

All'interno dell'Aboca Museum di Sansepolcro ad Arezzo è possibile trovare la quarta edizione del libro "L'economia del cittadino in villa" di Vincenzo Tanara. Si tratta di una delle più antiche conservate di questa raccolta di ricette del 1664 nel quale appare per la prima volta la ricette del tortellino. Un interesante confronto tra passato e presente. 

Noce moscata

Quando leggiamo una ricetta la prima cosa che mettiamo in conto sono gli ingredienti e le rispettive quantità, ma pochi si soffermano sul perché vi siano alcuni ingredienti e non altri. Il ripieno dei nostri amati tortellini come sappiamo sono fatti (per quattro persone), secondo la ricetta originale: 100 g di Lonza di maiale, 35 g di Prosciutto di Modena, 35 g di Mortadella dr Bologna, 60 g di Parmigiano Reggiano (consigliato da 24 mesi), 1/2 uovo, sale e noce moscata. Ma perché le rezdore avrebbero dovuto aggiungere la noce moscata?

La noce moscata e’ l’unico prodotto, insieme al sale, a non essere modenese nella ricetta del ripieno dei tortellini. Si tratta infatti di un frutto di un albero tropicale tipico dell’Indonesia, che poi si diffuse anche da noi. Oggi questo frutto è utilizzato per insaporire i piatti, in particolare i primi piatti e le carni, tuttavia il motivo per cui questo frutto e’ presente nel ripieno nostrano e’ legato ad una caratteristica che pochi sanno in quanto ormai abbandonata. Dobbiamo immaginare che anche solo cento anni fa il più grande problema del cibo era la sua deperibilità in quanto non vi erano frigorifero perciò bisognava trovare sistemi per conservare gli alimenti. La noce moscata ha la caratteristica di coprire gli odori o mal-odori provenienti dagli alimenti che “stanno li da un po’”. Oggi infatti si è ridotta la quantità noce moscata. 

Originariamente erano conditi con il burro

L'odierno tortellino è uno degli eredi del "riciclare" la carne che in tempi più poveri era un comportamento tipico tra le rezdore. Non è certo tra le modalità più antiche di tale riciclo e basti pensare che la prima apparizione la fa solo nel 1664 nel libro l'Economia del cittadino di villa di Vincenzo Tanara dove i tortellini vengono "cotti con il burro". Il loro successo divenne internazionale solo nel 1842 quando il viaggiatore Valéry Pasquin ne annotò in un suo taccuino la ricetta quale "sugo di bue macinato, tuorlo d'uovo e parmigiano. 

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