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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Le storie che non sapevi sulla Secchia Rapita

Un viaggio tra le vicende che ancora probabilmente non conosci della Secchia Rapita

La Secchia Rapita è una delle leggende modenesi più note, sia perché è uno dei simboli del contrasto tra modenesi e bolognesi, ma è divenuta nel tempo un simbolo della modenesità stessa, al pari di San Geminiano, della Ghirlandina, della Bonissima o dei colori giallo e blu. Tuttavia, non sempre tutte le storie che riguardano la Secchia Rapita sono note ai modenesi, ecco allora le 5 storie meno note su questo antico cimelio:

Il primo incontro tra il Tassoni e la Secchia Rapita

La prima volta che Alessandro Tassoni vide la Secchia Rapita aveva pochi anni, forse una decina, quando si recò per la prima volta all'interno della Ghirnlandina, e lo fece perché fu accompagnato tra le mura della torre modenese dal nonno Giovanni Pellicciari. Secondo la narrazione popolare quando vide quell'oggetto chiese subito al nonno che cosa fosse, e questo gli raccontò della battaglia di Zappolino. Tassoni rimase così entusiasta di quella narrazione, che da quel momento diventò uno dei suoi racconti preferiti.

Quella dentro la Ghirlandina oggi, è una copia

Per chi avesse visitato la Ghirlandina, si sarà accorto che salendo verso il tetto si vede una stanza al cui soffitto è appena la Secchia Rapita. In realtà si tratta solo di una copia, mentre l'originale si troverebbe all'interno del palazzo comunale di Modena. Anche se c'è chi sostiene che anche quella sarebbe una copia, mentre la vera sarebbe nascosta presso San Felice.

Un cimelio di battaglia o uno scherzo al nemico ? 

Una delle domande che si pongono spesso gli storici riguardo alla Secchia Rapita è il motivo per cui i modenesi decisero di rubarla. Facciamo un passo indietro e andiamo alla battaglia di Zappolino in cui i modenesi sconfissero i bolognesi, fino a portarli a fuggire dietro le mura della città di Bologna. Quando giunsero a Bologna anche i soldati modenesi si resero conto che non erano abbastanza numerosi per poter assaltare la città. Così schernirono i bolognesi girando a cavallo intorno alle mura e mostrando che non avevano paura, ma si trattò di una questione di pochissimo tempo, perché consapevoli del numero limitato di soldati avventurarsi ad un assalto sarebbe stato un suicido. Così i modenesi rubarono da una fattoria lì vicino la Secchia Rapita e la portarono a Modena come simbolo di vittoria. In realtà potremmo parlare di una vittoria di Pirro, per il semplice motivo che i modenesi usarono quell'oggetto come simbolo del raggiungimento della città bolognese, e non per averla conquistata.

La rubarono a San Felice

Questa è forse la storia meno nota riguardo la Secchia Rapita, ovvero il luogo preciso in cui venne per l'appunto "rapita". Infatti, i modenesi, come dicevamo prima, avevano vinto i bolognesi a Zappolino e li avevano costretti a chiudersi dentro le mura cittadine. I modenesi comprendendo che un assalto sarebbe stato impossibile tornarono indietro e passarono da San Felice. A dimotrazione di ciò vi sarebbe un pozzo, tuttora esistente, posizionato sotto un tombino fuori San Felice.

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