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"Andavamo al Bar Cimone a guardare il Festival", Vasco Rossi e i suoi aneddoti di Sanremo

In concomitanza con l'esordio del Festival di Sanremo, il rocker di Zocca racconta sui suoi canali social aneddoti e ricordi del Festival, da quando lo seguiva da bambino dall'unico bar di paese che aveva la televisione sino alla sua esibizione del 1982

Con l’avvio della 72esima edizione del Festival di Sanremo, sono numerosi i cantanti e cantautori italiani intenti in questi giorni a condividere sui propri canali social aneddoti e ricordi legati al celebre festival della musica italiana. E tra questi, non poteva mancare Vasco Rossi.

Frugando tra i ricordi d’infanzia e maturità, il rocker di Zocca pone all’attenzione del suo pubblico ciò che per lui ha significato Sanremo nel corso degli anni, unito con le emozioni, i luoghi ed i racconti che gravitano intorno ad esso. Scrive sui suoi canali social: 

Mia mamma cantava sempre, le piaceva Sanremo. Comprava il librettino con le parole delle canzoni e andavamo nell'unico bar del paese dove c'era la televisione, il Bar Cimone, a guardare il festival. Poi lei me le faceva imparare e, ai pranzi della domenica dal nonno, che iniziavano alle 13 e finivano la notte, dove si mangiava e beveva ma soprattutto si cantava e ballava, mi faceva salire sul tavolo e diceva: "Dai, Vasco, cantaci la canzoncina di Sanremo". E io mi esibivo davanti ai parenti nel mio primo concerto rock.

Con un salto temporale in avanti, le parole di Vasco ci fanno approdare al Festival di Sanremo del 1982, nel quale si esibì con il brano “Vado al massimo”. Quell’anno, l’esibizione del rocker, ancora sconosciuto a livello nazionale, non convinse l’opinione pubblica, tanto che si classificò tra le ultime posizioni. Ma, nonostante le classifiche, Vasco Rossi era – come racconta sui social - “beatissimo” del suo successo. 

“Ci andai [a Sanremo] perché Ravera in persona (il factotum del festival allora) mi offriva la platea nazionale della televisione garantendomi soprattutto la libertà di fare quello che volevo. Geniale Ravera, aveva capito che la musica nell’aria stava cambiando e che io rappresentavo il nuovo. Per questo accettai l’invito e ci andai. Ci andai da solo, perché nessuno dei miei fidati collaboratori di allora, leggi Guido Elmi in primis, volle accompagnarmi, non ci credevano. Io, invece, sapevo bene quello che facevo. Avevo già scritto canzoni come “Jenny”, “Albachiara”, ”La noia”, “ La nostra relazione”, “Colpa d’Alfredo”..”Siamo solo noi”. I i miei primi 4 album rock erano fuori. Andavo bene con i concerti, ma mi conoscevano per lo più a livello regionale, in Emilia, un po’ in Lombardia e un po’ in Piemonte. Ero certo che avrei colpito e, nel bene o nel male affondato, chi dalla platea del teatro a quella della tv, mi guardava (anche se pochi allora dichiaravano di guardare il festival, in realtà tutti mi avevano visto..). Più che una sfida, quei 3 minuti di esibizione, lo spazio di una canzone, rappresentavano per me un’occasione unica per farmi notare da più gente possibile".

A Sanremo, Vasco tornerà l’anno seguente con il brano “Vita spericolata”, un successo, ma “vado al massimo”, pubblicato un paio di mesi dopo l’apparizione al Festival del 1982, fu l’album con il quale decollerà la storica carriera del rocker modenese. 

La cantante modenese che partecipò sei volte al Festival di Sanremo

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