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Tennis, intervista a Claudio Grassi, il tennista "pazzo"

Ambidestro, servizi mancini, diritti e rovesci giocati di destro: il tennista versiliese Claudio Grassi ha uno stile di gioco unico che lo rende quanto mai imprevedibile e sempre capace di proporre una soluzione totalmente spiazzante per l'avversario

“Che cos'è il genio?” - si domandava il Perozzi nel primo atto di Amici Miei – “È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione” . Chi non rivede in questa definizione Claudio Grassi? I suoi servizi mancini alternati a diritti e rovesci giocati di destro? E la racchetta che passa repentina da una mano all’altra, dopo una palla corta o un recupero in allungo, alla ricerca di una soluzione improvvisa dal lato che non ti aspetti? Il genio difficilmente è concretezza, infatti il tennista versiliese, attualmente al numero 364 delle classifiche mondiali, è stato spesso ad un passo dalla consacrazione definitiva, per poi “rimandare” l’ultimo step per un eccesso di discontinuità. Sulla sua “unicità” nel panorama tennistico internazionale tuttavia non si discute. Grassi domani giocherà il secondo turno del torneo Itf di Modena contro Francesco Borgo: abbiamo raccolto le sue sensazioni nel giorno della vigilia…

 
Claudio, come sta andando il tuo 2011?
Sono abbastanza soddisfatto, anche se da poche settimane ho terminato il rapporto di collaborazione con il coach Samuele Spampani ed è una fase un po’ delicata della stagione. Ho un carattere che mi fa prendere molto a cuore queste situazioni, ma sto superando il periodo difficile grazie all’affetto della mia ragazza e della mia famiglia: per il momento ho deciso di girare per tornei da solo, è la soluzione che mi dà la maggiore tranquillità. 
 
Analizzando invece i risultati sul campo, sei soddisfatto oppure ti aspettavi qualcosa di più?
Sono soddisfatto perché adesso sto bene in campo, a prescindere dai tornei che disputo. In passato mi sono fatto troppe aspettative, e il rischio è quello di rimanere delusi o essere ostacolati da infortuni che costringono a riprogrammare tutto. Pian piano sto acquisendo consapevolezza nei miei mezzi: mi sono sentito tante volte un “pesce fuor d’acqua” mentre giocavo tornei importanti, adesso invece, guardando anche gli altri miei colleghi, so che posso dire la mia a questo livelli.
 
Sei reduce da una vittoria in un Future spagnolo a dir poco rocambolesca: ce la vuoi raccontare?
La finale contro il francese Rudi Coco è stata a dir poco incredibile: ho vinto dopo tre ore e mezzo di lotta, annullandogli cinque match point, di cui tre sul suo servizio, a lui che è mancino e sul veloce serve fortissimo. Nonostante gli scambi fossero molto rapidi, ho avuto pazienza e non mi sono lasciato sopraffare nei momenti importanti: sicuramente è stata una delle vittorie più belle di tutta la carriera.
 
La domanda è banale ma sorge spontanea: sei destro o mancino?
Sono mancino naturale. Ho iniziato a giocare a tennis con la destra a 7 anni, e da allora non ho più smesso, tranne che per il servizio dove ho continuato ad sfruttare i vantaggi derivanti dalla mano sinistra. Per questo devo ringraziare Alberto Castellani, mio coach storico, che mi ha sempre spronato a coltivare e a sviluppare il mio ambidestrismo.
 
Alcuni biomeccanici sostengono che tennisti ambidestri come te potrebbero giocare due diritti: è un’utopia?
C’è un tennista francese 800 al mondo che lo fa, ma è un po’ complicato… Il problema, oltre al tempo ridotto tra un colpo e l’altro, è che con due diritti non riesci a sfruttare al 100% la tua potenza naturale. Infatti quando stacco la mano destra sul lato mancino lo faccio per effettuare soluzioni puramente istintive, basate sulla fantasia del momento: impostare due fondamentali solidi sarebbe assai più difficile e meno efficace.
 
Per concludere, dopo Modena dove proseguirà la tua stagione?
Giocherò un mese sulla terra, due settimane in Turchia e poi ad Avezzano. Anche se il rosso non è la superficie
a me più congeniale, in questo momento cerco soprattutto di sentirmi bene in campo e con me stesso.

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