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VIDEO | Il Direttore di Malattie dell'Apparato Respiratorio: "Dal 4 maggio massima cautela"

Prof. Enrico Clini, Direttore Malattie Apparato Respiratorio: "Stiamo assistendo a un netto miglioramento, gli ospedali hanno meno pressione e questo consente anche a come riattivare alcuni reparti nelle loro funzioni originarie, tra questi anche il nostro. Se questo è pur vero, occorre però ricordare che continueremo a confrontarci con la epidemia COVID-19, con la malattia da trattare in ospedale che rimarrà sullo sfondo. 

Il messaggio che mi sento di dare, quindi, è di assoluta cautela. Non è ipotizzabile che dal 4 maggio potremo tornare alla vita precedente. Al contrario, occorrerà proteggersi, rispettare il distanziamento sociale e seguire le regole per minimizzare la circolazione del virus, e per evitare di tornare a una fase difficile o addirittura critica. 

D’altra parte, in questi mesi abbiamo imparato a curare meglio questa malattia, conosciamo meglio le sue caratteristiche e i fattori di rischio e questo ci consente di prevenire il ricovero in terapia intensiva. In conclusione, mentre tentiamo di tornare a una vita più normale, dobbiamo allo stesso tempo comprendere i rischi che rimangono e quindi le precauzioni da prendere. 

Sul fronte delle sperimentazioni di farmaci potenzialmente efficaci che conduciamo in collaborazione con gli altri reparti coinvolti, per ora grosse novità non ce ne sono. In prospettiva, è segnalato come di possibile efficacia l’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali per la loro attività anti-infiammatoria, sperimentato pochi giorni fa per la prima volta in Italia a Verona su un paziente gravissimo, tuttora vivente e i cui effetti andranno approfonditi in studi strutturati nei prossimi mesi. 

Sulla stampa si legge a più riprese di una possibile correlazione tra inquinamento e rischi collegati al COVID19. Una ricerca statunitense ha dimostrato che nelle zone che avevano un tasso di inquinamento più elevato di particolato sottile, era più alto il tasso di mortalità per causa di COVID-19 rispetto alla media. È una valutazione statistica iniziale di correlazione che andrà valutata e confermata dimostrata su un numero maggiore di dati che possano stabilire un eventuale nesso di causa-effetto o di concausalità. 

Altri ricercatori, cinesi ma anche italiani (Padova), hanno verificato che tra tutti i pazienti ricoverati per COVID19, è bassa la percentuale di fumatori o ex fumatori. Perché?  Alcuni studi hanno chiarito che ci sono relazioni tra il recettore polmonare della nicotina, quello che codifica per il recettore ACE2, e il legame con il virus. L’ipotesi di lavoro è che la nicotina, bloccando il recettore ACE2, potrebbe impedire al virus di entrare nelle cellule polmonari e di replicarsi. Rimangono tuttavia ipotesi da verificare, per quanto interessanti, al fine di potere dimostrare la potenziale efficacia di sostanze o farmaci che intervengono in questi meccanismi. Nonostante ciò, va ricordato che il fumo da sigaretta e quindi la nicotina, rappresenta una sostanza dannosa per l’organismo e quindi occorre smettere di fumare o non farlo, a prescindere da questi spunti di ricerca offerti dalla pandemia COVID19".

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