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Attualità Castelfranco Emilia / Via Molino Dolo

Villa Pietramellara ancora all'asta per 232mila euro: "Il comune non perda l'occasione"

E' Italia Nostra a sollecitare l'Amministrazione di Castelfranco Emilia per l'acquisto del complesso del XVI secolo situato tra il capoluogo e Manzolino

Villa Vassè Pietramellara ed il suo vasto parco vanno nuovamente all'asta. Per la quinta volta. La valutazione a base d’asta è di 310 mila euro il che significa che l’offerta minima è di soli 232 mila euro per il complesso composto dalla Villa, dal Parco e da svariati edifici di servizio. Si tratta di un bene privato ormai in cattivo stato di conservazione che si trova lungo la via Emilia, nelle campagne tra Castelfraco Emilia e Manzolino, raggiungibile da Molino Dolo.

Il primo nucleo della villa venne edificato nel XVI secolo per volere della famiglia di origine napoletana dei Vassè Pietramellara (un grande affresco raffigurante il Vesuvio è ancora visibile al piano nobile). All’inizio dell’800 la proprietà passò alla famiglia Rusconi (Giuseppe e suo fratello gemello Luigi Antonio, figli di Carlo Francesco), che si era trasferita a Bologna in seguito all’acquisto di molti beni della famiglia senatoria Vassè Pietramellara, fra cui il palazzo di via Farini a Bologna (allora Borgo Salamo 1092), che divenne la dimora di famiglia, e la villa di Manzolino. Si deve quindi ai Rusconi l’ampliamento della villa su progetto dell’architetto bolognese Angelo Venturoli.

"Il capolavoro del grande bolognese ammiratore del Palladio è oggi ridotto, all’apparenza, ad un rudere, ma la gran parte delle strutture fondamentali è conservata con il ciclo degli affreschi all’interno - spiega Italia Nostra Modena - Non può dirsi insomma che sia stata superata la soglia del non recupero, possibile e anzi doveroso, come è prescritto dal codice dei beni culturali (alla cui disiplina il complesso è assoggettato): la fedele ricostruzione delle parti cadute potrà essere condotta sui disegni originali del progetto conservati all’Archivio di Stato di Bologna. Lo stesso vale per quasi tutti i fabbricati “di servizio” alla villa, quali il casino di caccia, la casa del giardiniere, il mulino ad acqua con la relativa torretta. Di facile recupero il fabbricato in stile neogotico prospiciente la via Emilia".

Rimane poi la grande area verde corrispondente all’ex parco, in parte ancora oggi ricoperta da una fitta vegetazione; certo è da tempo scomparso il maestoso viale di Platani che dallo scalone centrale conduceva sino alla via Emilia segnato nella cartografia storica, mentre sono ancora presenti, nella parte una volta sistemata a giardino romantico, l’isola con la torre in mattoni e diversi ponticelli. La ricostruzione dell’assetto originale del parco (descritto da G. M. Sperandiniin “Mulini ad acqua tra Samoggia e Panaro” come “ricco sia di piante locali che di piante rare e di un laghetto artificiale con isolette”) in base alla documentazione di archivio, e il restauro di quanto ancora resta di esso, è certamente possibile e relativamente poco dispendioso.

Italia Nostra rivolge quindi un appello all'Amministrazione di Castelfranco Emilia: "L’acquisto da parte del Comune, doveroso considerando anche il costo significativamente basso, permetterebbe subito di dotare la Comunità di Castelfranco di una straordinaria area verde di pregio storico, ambientale e paesaggistico e, in prospettiva, subito attuato l’ intervento che fermi il processo di degrado, di recuperare all’uso pubblico edifici di grande valore architettonico. Un’operazione che supera l’interesse e la responsabilità locali, merita quindi ed esige il finanziamento regionale e statale. E’una grande occasione che Castelfranco non deve perdere".

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