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Attualità Ospedale Universitario / Via del Pozzo

Dal Grande Spedale al Nuovo Policlinico, una storia lunga 90 anni

L'attuale ospedale di via del Pozzo, oggi inglobato nella città, è figlio di un percorso lungo e complesso: un'opera imponente per gli standard di allora

Il 60° compleanno del Policlinico di Modena, accompagnato da un interessante programma di celebrazioni, offre l'opportunità di un piccolo excursus storico su uno degli edifici che ha rappresentato e rappresenta ancora un elemento importantissimo nella vita della città. Al Policlinico si lega infatti il concetto "universalistico" di sanità pubblica che oggi noi diamo per scontato, anche se si tratta di un cambiamento relativamente recente.

Il 30 novembre del 1758 venne inaugurato il Grande Spedale, voluto dal Duca Francesco III d’Este (1737-1780) come prima istituzione sanitaria “pubblica” della nostra città. Nel tempo l’ospedale portò a un notevole sviluppo della scienza medico-chirurgica ma all’inizio del Novecento era ormai inadeguato per le esigenze della città. Già nel 1931 il Rettore Pio Colombini aveva prospettato alle Autorità cittadine il problema dell’ospedale.

Così, il 5 giugno 1933 venne emanato il bando per la costruzione del nuovo Policlinico. Il terreno previsto per la costruzione era quello compreso tra via Emilia Ovest e via Jacopo Barozzi, dove già esisteva l’Ospedale Ramazzini, che ospitava i pazienti contagiosi e in isolamento, che doveva “essere conservato”. Vennero presentati 29 progetti tra i quali la commissione – presieduta da Umberto Montanari, Presidente della Congregazione di Carità – risultò il progetto di Ettore Rossi (Fano 1894 – Modena 1968).

Nel 1936, dopo quattro anni di ricerche, venne scelta l’area ove sarebbe stato effettivamente costruito l’ospedale. Rispetto all’ipotesi prevista nel bando, si optò per San Lazzaro, fra la via Emilia e la via Vignolese, a un chilometro e mezzo dal centro cittadino, perché permetteva il perfetto orientamento del fabbricato ed era di estensione sufficiente a permettere successivi ampliamenti. All'epoca, il cantiere sarebbe apparso come un mastodonte in mezzo alla campgna, in uno scenario urbanistico ben diverso da quello attuale. 

Nel 1938 il progetto veniva finalmente approvato nella forma definitiva. Nel 1941 cominciarono i lavori di palificazione ma il cantiere si interruppe a causa della Seconda Guerra Mondiale. Con la fine delle ostilità si tornò parlare del Nuovo Policlinico, in un contesto di ricostruzione della città dopo i disastri bellici.

Il 5 novembre del 1950 Alcide De Gasperi venne a Modena e nel suo lungo discorso programmatico toccò anche il tema del Policlinico assicurando che la costruzione dell’ospedale sarebbe stata possibile grazie all’intervento del Ministero del Tesoro. Il sindaco Alfeo Corassori consegnò a De Gasperi le planimetrie relative al Policlinico, all’acquedotto e al cavalcavia della Madonnina e il Presidente del Consiglio promise di interessarsi al problema. Nel giugno del 1951, fu il Ministro dei Lavori Pubblici del sesto governo De Gasperi, Salvatore Aldisio, a porre simbolicamente la prima pietra del nuovo cantiere.

Il 10 ottobre del 1962 divenne sindaco di Modena Rubes Triva che avrebbe dato un grande impulso ai lavori e il 5 luglio del 1963, Triva, poté finalmente annunciare al Consiglio comunale il calendario dei trasferimenti che cominciarono i primi di luglio e terminarono a inizio agosto. Il 17 luglio alle ore 8,30 nacque il primo bambino al Policlinico, mentre l’Ostetricia stava ancora terminando il trasferimento. Poco prima, alle 7, l’ultimo vagito si era sentito nei vetusti e autorevoli corridoi del Grande Spedale.

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