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Calo costante per le interruzioni di gravidanza in regione, Modena in controtendenza

In Emilia-Romagna continuano a calare le interruzioni volontarie di gravidanza: 5.671 nel 2021 (-6%), il dato più basso dal 1980. Sul territorio modenese lo scorso anno ha invece visto un aumento del 4,6%

Calano in Emilia-Romagna le interruzioni volontarie di gravidanza: nel 2021 sono state 5.671, diminuendo del 6% rispetto all’anno precedente. Si tratta del numero più basso da quando, nel 1980, ha avuto inizio la rilevazione: lo attestano i dati contenuti nel Report messo a punto dall’assessorato regionale alla Sanità, che conferma la costante diminuzione delle Ivg sul territorio a partire dal 2004, anno in cui ne erano state registrate 11.839.

In calo le Ivg sia di donne residenti italiane (-239 rispetto al 2020) che straniere (-152). Cresce invece di 37 unità rispetto all’anno precedente il numero di residenti fuori dall’Emilia-Romagna. La maggior parte delle donne che hanno fatto ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è nubile (56,2%), occupata (il 53,1%), ha già un figlio (il 61,5%) e una istruzione superiore (per il 63,7%). Il 61,8% delle donne preferisce il ricorso ai farmaci piuttosto che alla chirurgia.

Modena in controtendenza

Dopo anni di calo anche sul territorio modenese, nel 2021 si è avuto un aumento delle interruzioni volontarie di gravidanza gestita dalle due aziende sanitarie locali. Il Report indica per il 2021 un totale di 977 casi, che corrispondono ad un aumento del 4,6% rispetto ai 932 casi dell'anno precedente.

Su questo dato, tuttavia, psa sicuramente una certa mobilità delle donne interessate dagli interventi. L'Ausl di Modena gestisce infatti la percentuale più alta di donne residenti formalmente in altre province emiliano-romagnole.

Ivg in calo, crescono le donne che provengono da altre regioni

Sul numero complessivo di 5.671 Ivg, 5.083 sono state effettuate da donne residenti in regione: 3.095 italiane (-239 rispetto al 2020) e 1.988 straniere (-152). L’unico numero in crescita è quello relativo alle Ivg effettuate da donne non residenti in Emilia-Romagna, cresciuto di 37 unità rispetto all’anno precedente e arrivato al totale di 588. Il tasso di abortività regionale (cioè il numero di Ivg ogni 1000 donne che risiedono in regione tra i 15 e i 49 anni) è calato dal 1,04% del 2004 allo 0,58% del 2021, grazie sia alla diminuzione degli interventi, sia alla crescita, fino al 2010, della popolazione femminile in età feconda residente in regione.

Da un punto di vista della cittadinanza, il tasso di abortività della popolazione italiana è passato dallo 0,77% del 2004 allo 0,43% del 2021, quello della popolazione straniera dal 3,75% del 2004 all’1,2% del 2021. Il 73,7% delle residenti si rivolge al Consultorio familiare per avviare un percorso di interruzione volontaria di gravidanza: si tratta della scelta preferita soprattutto dalle donne straniere (78,4%) ma in crescita anche per le donne italiane: le Ivg di italiane certificate dai consultori erano il 47,4% nel 2005, sono il 70,2% nel 2021.

Il metodo farmacologico è il preferito nel 61,8% dei casi

Il metodo farmacologico risulta il prescelto nel 61,8% dei casi, pari a 3.505 interventi, rispetto a quello chirurgico (32,8%). La scelta di questo strumento cresce del 21% rispetto al 2020, quando gli interventi farmacologici erano stati il 48%, pari a 2.894 casi. Per comprendere questa crescita va considerato che dal 25 settembre 2020 il metodo farmacologico è stato esteso fino al 63° giorno di amenorrea. A usufruire dei farmaci che inducono l’interruzione della gravidanza sono soprattutto donne italiane (61,3%), ma crescono anche le straniere (38,7% nel 2021, nel 2020 erano il 35,5%, nel 2008 appena il 21,7%). Le donne che scelgono questo percorso hanno un titolo di studio medio-alto (66,4%) e occupazione lavorativa (55%).

Trentenni, nubili, occupate e scolarizzate: più della metà ha già un figlio. Il profilo delle donne

La distribuzione per classi di età rimane abbastanza stabile, anche se tende a spostarsi verso le classi più alte; la maggioranza dei casi sono concentrati nelle classi 30-34 anni (24,2%), 35-39 anni (22,6%) e 25-29 anni (19,8%). Il 56,2% delle donne che ricorrono all’Ivg è nubile, il 39,5% coniugata o unita civilmente, il 4,5% separata, divorziata o vedova. Il 61,5% delle donne risulta avere almeno un figlio. Solo il 36,3% delle donne ha una scolarità bassa (3,9% licenza elementare o nessun titolo e 32,4% diploma di scuola media inferiore), il 46,1% ha un diploma di scuola media superiore e le laureate sono il 17,6%. Il 53,1% delle donne risulta occupata, il 16,1% casalinga, il 21,3% disoccupata o in cerca di prima occupazione. Quest’ultimo dato è decisamente più elevato rispetto all’ 8,7% di non occupate tra le residenti che hanno partorito nello stesso anno, secondo i dati CedAP 2021.

Le azioni della Regione

Oltre ad aver adottato le Linee di indirizzo ministeriali, avviando la sperimentazione che renderà disponibile l’Ivg farmacologica alle donne maggiorenni entro il 49° giorno di età gestazionale in tutte le province dell’Emilia-Romagna anche presso i consultori familiari e non solo nei presidi ospedalieri, la Regione ha avviato una ricerca – i cui risultati saranno resi pubblici al suo completamento - sulle motivazioni che inducono le donne a richiedere l’interruzione della gravidanza, per comprendere se e come si sono modificate nel tempo. Nonostante le problematiche dovute al Covid, nel 2021 sono stati investiti 390mila euro per promuovere interventi di educazione all’affettività e sessualità nelle scuole tramite gli Spazi Giovani, anche attraverso modalità on-line, per contrastare comportamenti a rischio tipicamente associati all'adolescenza e promuovere il benessere relazionale e sessuale.

E l’Emilia-Romagna, dopo aver aperto nelle scorse settimane le porte dei consultori familiari di Parma e Modena per la somministrazione della pillola RU486, si appresta ad estendere questa possibilità anche ad altre città del territorio: entro fine anno a Bologna, Ravenna, Cattolica, Reggio Emilia e Piacenza. Anche nel distretto Ovest di Ferrara, presso l'ospedale di Cento, dove è presente anche il consultorio familiare, è possibile l’interruzione volontaria di gravidanza tramite trattamento farmacologico in regime ambulatoriale.

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