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Attualità Prignano sulla Secchia

Il castello matildico ritrovato, partono gli scavi di recupero a Montebaranzone

Un edificio ricco di storia, i cui resti sono immersi nel bosco dopo che venne abbandonato in epoca rinascimentale

Partiranno lunedì 3 luglio, a Montebaranzone, gli scavi archeologici per ‘riscoprire’ il castello di Matilde di Canossa che mai, fino ad oggi, è stato oggetto di studi. La campagna di scavi, realizzata grazie ad un progetto finanziato dall’Università di Verona, in accordo con il Comune di Prignano, interesserà anche l’area dell’antica chiesa duecentesca della rocca e dell’area cimiteriale.  Il progetto è stato reso possibile anche grazie alla sensibilità degli attuali proprietari (eredi della famiglia Manodori e famiglia Fiandri) che hanno concesso il diritto agli scavi. In un’area attigua, proprietà della Diocesi di Modena, inoltre, potrebbero emergere anche i resti di una chiesa duecentesca e di un piccolo cimitero ‘di corte’.

"È una grande soddisfazione per il nostro comune affiancare l'Università di Verona nella presentazione di questo progetto per indagare un sito ricco di storia la cui esistenza, tramandata da generazioni, è circondata da un alone di mistero – afferma il sindaco di Prignano, Mauro Fantini. Desidero ringraziare il professor Nicola Mancassola, senza la cui guida illuminata e paziente, nulla sarebbe partito e il professor Roberto Giacobazzi, Prorettore dell'Università di Verona, di origini prignanesi, per il sapiente e decisivo sostegno al progetto. Un ringraziamento va ai proprietari dei terreni per la sensibilità dimostrata e a Matteo Giannacco, storico, giornalista e consigliere comunale, per l'impegno e la cura puntuale con cui ha seguito le varie fasi del percorso progettuale".

Il professor Nicola Mancassola sottolinea che "da alcuni anni l’università di Verona sta svolgendo ricerche archeologiche nella valle del Secchia che hanno visto tra gli altri gli scavi di Castel Pizigolo, Pieve di Toano e Pieve di Castellarano. Da quest’anno l’attenzione si sposterà anche sul versante modenese. In tal senso il castello di Montebaranzone rappresenta il luogo ideale. Importante centro sia di età matildica, sia di età comunale permetterà di capire meglio la storia di questi territori così significativi nel medioevo. Oltre allo scavo archeologico, mi preme sottolineare l’importante occasione che offrirà la ricerca per una valorizzazione e promozione culturale di questa porzione dell’appennino modenese".

L'area degli scavi per recuperare il castello di Montebaranzone

Lo scavo di Montebaranzone si inserisce in un più ampio progetto promosso dall’ateneo veronese sulla Valle del Secchia che da sempre rappresenta una zona di cerniera tra la pianura Padana e gli Appennini e costituisce un’importante area di transito che metteva in comunicazione l’Italia settentrionale con quella centrale (Toscana e Liguria).

La storia

Sono nascosti nel bosco i resti del Castello di Montebaranzone, una delle residenze predilette della contessa Matilde di Canossa, dimenticato da secoli e mai - finora - oggetto di scavi archeologici. Nel punto più alto del borgo sono ancora visibili i resti dell’antica fortificazione e tante sono le storie e le leggende che, da sempre, si tramandano nelle famiglie. Del castello e delle sue strutture non resta molto e l’area è interamente coperta dal bosco. Ma, all’interno, si scorgono i resti di alcune strutture murarie in gran parte crollate, di qualche edificio interno e della cinta muraria oltre che, forse, di una cisterna. Nell’antico abitato inoltre, si possono ammirare alcune case con portali trecenteschi e una casa-torre di origine rinascimentale.

La prima attestazione di Montebaranzone risale al 1037. Nel 1072 sappiamo che qui aveva beni il monastero di San Prospero di Reggio Emilia. Il castello appare nelle fonti scritte agli inizi del XII secolo, quando sappiamo essere stato uno dei “castra” sotto il controllo di Matilde di Canossa che, proprio qui, soggiornò e tenne importanti processi pubblici (uno del 1108 e poi nel 1114, l’anno prima della sua morte). 

Il castello passò quindi a famiglie locali che nel 1125 lo cedettero al vescovo di Modena. Alla fine del secolo (1197), era controllato dal Comune di Modena che proprio in quegli anni stava espandendo la sua influenza sulla montagna. Dalle informazioni contenute nelle fonti scritte veniamo a conoscenza che era dotato di cinta muraria e comprendeva al suo interno edifici tra cui una torre e una chiesa. 

Agli inizi del XIII secolo il castello fu ceduto da papa Innocenzo III a Salinguerra, creando un’ostilità col Comune di Modena. Il dissidio durò quasi mezzo secolo, fin quando nel 1255 il Comune di Modena ne ottenne il possesso definitivo. Alla fine del secolo, il castello divenne proprietà dei signori di Sassuolo. Tra trecento e quattrocento esso fu oggetto di ulteriori contese e scontri bellici, finché cominciò a perdere la sua importanza tra l’età rinascimentale e l’età moderna, e venne abbandonato.


 

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