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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

La 'ndrangheta Aemilia torna in aula, parte domani il processo d'Appello

Tra domani e la prossima settimana si apriranno i dibattimenti sulle posizioni di 144 persone condannate in primo grado. Si discuterà anche dei risarcimenti alle parti civili, in particolare sindacati e Camere del Lavoro

La cosca di 'ndrangheta legata alla famiglia Grande Aracri di Cutro che gestiva i suoi affari con epicentro a Reggio Emilia torna alla sbarra. Parte infatti domani, nell'aula bunker del carcere della Dozza di Bologna il processo d'appello di Aemilia, relativo ai ricorsi sulle sentenze di primo grado presentati dagli imputati, che hanno riportato pesanti condanne nei riti abbreviati e in quello ordinario che si è concluso a Reggio il 31 ottobre 2018. 

A chiedere di riformare il verdetto emesso nei loro confronti saranno in particolare domattina 24 persone che avevano scelto il rito abbreviato, per alcune delle quali sono state disposte pene fino a 17 anni di reclusione. Il 19 febbraio prende invece avvio l'appello del rito ordinario, che riguarda 120 condannati. Tra le due date un'altra scadenza giudiziaria importante, quella del 18 febbraio, quando nella Corte d'Appello di Bologna partiranno anche le udienze dei nuovi giudizi scaturiti dalla sentenza della Corte di Cassazione, riferita ai primi riti abbreviati del processo Aemilia. 

Tra le posizioni al vaglio in questo procedimento anche quella del politico reggiano di Forza Italia Giuseppe Pagliani, esponente di Forza Italia, assolto in primo grado e condannato in secondo per l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, di cui la Suprema Corte ha accolto il ricorso. 

Nei processi di Appello in partenza il 13 e il 19 febbraio, in discussione infine anche i ricorsi delle parti civili per risarcimenti danni in tutto o in parte non riconosciuti. Prime fra tutte Cgil, Cisl e Uil dell'Emilia-Romagna (che si erano costituite per il danno subito nel processo di primo grado insieme alle Camere del lavoro di Modena e Reggio Emilia), i cui segretari Luigi Giove, Filippo Pieri e Giuliano Zingani, saranno presenti in aula domattina.

Per i sindacati infatti, nell'azione dell'associazione 'ndranghetista "il lavoro ha rappresentato una componente fondamentale del disegno criminoso messo in atto. Il suo sfruttamento, e la conseguente negazione dei diritti, hanno avuto un ruolo essenziale nei meccanismi di accumulazione e arricchimento della 'ndrangheta". Infatti, ricordano Cgil, Cisl e Uil, "sono emerse situazioni, di portata anche drammatica, che hanno messo in evidenza le modalità di assoggettamento di tante persone, dei lavoratori alle regole mafiose". 

A fare da argine ad una "condizione grave e pervasiva" è stata pero' non solo la magistratura ma anche la risposta delle forze sociali: sindacato, associazionismo antimafia e istituzioni locali. Cgil, Cisl e Uil rivendicano quindi nel contrasto alla penetrazione delle mafie un ruolo di primo piano, riconosciuto loro anche dalle sentenze di primo grado e di Cassazione, che hanno considerato i sindacati "parti lese nell'esercizio della propria libertà associativa". Dove "c'è la mafia non puo' esserci sindacato e non puo' esserci l'esercizio della tutela dei diritti dei lavoratori. È con questo spirito e con questo impegno che Cgil, Cisl e Uil affronteranno questo ulteriore passaggio processuale", concludono le organizzazioni.

(DIRE)

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