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Cronaca

Vent'anni di mutuo e il rischio di perdere tutto, la protesta dei soci delle cooperative abitative

Un gruppo di soci modenesi dà battaglia ai vertici della propria cooperativa per chiedere di saldare quanto dovuto e diventare proprietari dell'alloggio in cui abitano da oltre vent'anni. Ma si scontrano con mancanza di trasparenza e democrazia interna, nel rischio di vedere la casa passare in mano ad Acer

Venti anni fa il versamento di un quarto del valore dell'immobile, poi due decenni di rate per l'estinzione del mutuo, versamento dell'ICI con IVA maggiorata, il pagamento dei lavori di manutenzione straordinaria degli alloggi. Una vita di spese e dopo vent'anni il rischio di perdere quella che ormai è diventata “casa propria”.

É la difficile situazione in cui versano molti soci delle cooperative di edilizia abitativa a proprietà indivisa, cittadini che ormai molti anni fa hanno aderito alle coop e ricevuto un appartamento, nella speranza di poter ottenere un domani la proprietà, anche solo come “proprietà divisa” dell'abitazione. Ma oggi che quel domani è arrivato, molti di loro si trovano a fare i conti con situazioni controverse, assenza di dialogo e risposte ed il rischio concreto di  vedere perduto il sacrificio di una vita.

A Modena, in particolare, un gruppo di soci si è organizzato per portare avanti una significativa azione di protesta contro la propria cooperativa, un importante gruppo che conta oltre 300 alloggi in tutta la regione. A muovere questi storici soci è come detto l'impossibilità di ottenere un dialogo con il consiglio di amministrazione della coop, per poter discutere il passaggio da proprietà indivisa a divisa e poter finalmente ottenere la piena “agibilità” della casa.

“La nostra speranza è sempre stata quella che alla fine dei vent'anni si potesse andare a rogito, versando quanto e se dovuto alla Regione (che ha erogato il mutuo agevolato ndr) e alla Cooperativa, per avere la certezza che il tetto rimanesse sopra la nostra testa come ci era stato prospettato all'atto della nostra adesione – spiegano gli “inquilini” modenesi – Oggi però la presidenza non ritiene di dover ascoltare le nostre richieste, rifiutando di convocare un'assemblea straordinaria e facendo venir meno la democraticità interna che dovrebbe regolare la cooperazione fra soci”. 

I soci vorrebbero dunque che venisse applicata la legge regionale, articolata in varie delibere dopo il recepimento dell'art. 18 della Legge 179/92), per sbloccare una situazione che con l'estinzione del mutuo li vedrebbe appunto proprietari del loro alloggio. E qui si dipana tutta l'ambiguità del progetto cooperativo, sempre più spesso nelle mani di un presidente-padrone o di un ristretto CdA, ben lontano dall'idea originaria di partecipazione e sempre più orientato al profitto.

Ma ad agitare le acque emerge anche un altro fattore. Secondo lo Statuto di questo gruppo cooperativo, ma anche di altri, è previsto che in caso di fallimento il patrimonio immobiliare passi automaticamente in mano all'istituzione che gestisce le case popolari, cioè a quella che oggi è Acer. Un fantasma che agita il sonno dei soci, in un periodo in cui l'edilizia non gode certo di prospettive economiche favorevoli e in cui molte cooperative chiudono i bilanci in profondo rosso, come succede anche a quella dei soci modenesi.

Di fronte a questo rischio concreto e alla scarsa trasparenza dimostrata in questi anni dalla cooperativa, i soci hanno deciso di alzare i toni, stanchi di essere “garanzia e salvadanaio” della coop e di assistere impotenti alle scelte strategiche che riguardano direttamente la gestione del denaro che loro stessi versano. E con uno sguardo responsabile all'espansione urbana della città di Modena e alle nuove proprietà indivisibili, gli stessi soci invitano le Istituzioni a riflettere: “Riteniamo che sia indispensabile chiarire a prescindere diritti e doveri delle Cooperative, per una reale tutela dei cittadini che vi partecipano”.  

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