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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Approvata la legge sul payback biomedicale, ma le imprese non ci stanno: "Anomalo e ingiusto"

Dura Confindustria sulla misura varata al Senato, nonostante un fondo da oltre un miliardo per ridurre l'impatto sulle imprese. Cna: "Un sopruso che getta ombre sul futuro del distretto"

Il payback dei dispositivi medici "rappresenta un'anomalia, per usare un eufemismo, e chiediamo dunque con forza che venga abolito. Qualora non venisse abolito, è logico pensare che il libero mercato si organizzerà di conseguenza: aspettiamoci dunque rincari e la presa di consapevolezza di una maggior necessità di fare gruppo nelle politiche di acquisto".

Avvisa così in una nota il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, a proposito dell'approvazione definitiva in Senato del decreto legge 34 del 30 marzo, proprio quello sulle "Misure urgenti a favore delle famiglie e delle imprese inseguimento di energia elettrica e gas naturale, nonché obblighi sanitari e fiscali": in merito al payback sanitario, prevede di chiamare al ripiano dell'eventuale superamento del tetto le imprese fornitrici, in misura pari all'incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa a carico del Servizio Sanitario regionale.

"Questo provvedimento ha definito quella che pare essere l'ultima parola sul tema", premette l'industriale emiliano dopo il passaggio in Senato. La novità emersa dalla legge, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 maggio, è l'istituzione di un fondo statale ad hoc, con una dotazione di 1,1 miliardi di euro, che dimezza gli importi dovuti dalle imprese del settore, a condizione che rinuncino al contenzioso. "Da una parte, è apprezzabile che si sia limitato l'impatto finanziario del payback. Dall'altra, però, il meccanismo è confermato nella sostanza e lo sono, di conseguenza, le forti criticità rilevate dalle imprese del settore", continua nella sua analisi Caiumi.

L'imprenditore solierese aggiunge: "Ricordiamo che, per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018, il saldo originario per il ripiano da parte delle imprese della nostra regione ammonta a più di 170 milioni. Alcune nostre imprese si trovano nella condizione di dover versare importi superiori al milione". Peraltro, osserva Caiumi, "l'intervento non affronta il tema del payback dovuto per il periodo 2019-2020, né interviene in modo strutturale per gli anni successivi al 2022". Quindi, "riaffermiamo, ancora una volta con forza come sia profondamente ingiusto che un gruppo di imprese private, molte a proprietà internazionale, che generano occupazione e valore sul territorio, siano costrette a pagare il conto della sanità pubblica - lamenta il presidente di Confindustria Emilia- come se si fossero appropriate di risorse in modo indebito". Posto allora come "il prezzo di questo sistema non possa essere scaricato sul mondo dell'impresa privata"

Conclude Caiumi: "L'unico vero fine che aveva il meccanismo del payback, ossia quello di regolare la spesa sostenuta per l'acquisto di beni e servizi in ambito sanitario, non sarà dunque raggiunto perché si creeranno necessariamente storture per rispondere a questa situazione che definire ingiusta è assai benevolo. Si tratta infatti di una assurdità dal punto di vista legale, da qualsiasi lato la si voglia guardare, che mina ancora una volta la libertà di impresa".

“E non può essere considerata sufficiente – aggiunge Cesare Galavotti, presidente della CNA Area Nord, dove insiste la biomedical valley più importante d’Italia – l’istituzione di un fondo che interviene per ridurre, fino a dimezzarli, i contributi che le imprese sono costrette a versare e che incidono su bilanci già da anni chiusi. Appare addirittura scandaloso che l’erogazione di questi contributi sia vincolata alla rinuncia a qualsiasi tipo di ricorso contro una norma – il payback appunto – che suona come una sanatoria tombale sopra un sopruso dello Stato".

“Una situazione – commenta ancora Galavotti – che allontana ancora di più lo Stato dalle imprese, non solo da un punto di vista della fiducia di queste ultime nei confronti del primo. A queste condizioni, chi, in futuro, continuerà a lavorare per la sanità pubblica, sapendo sui ricavi di oggi grava il rischio di una sorta di sanzione domani? E ciò cosa implicherà per le forniture ai nostri ospedali e per la sopravvivenza di un settore sempre più importante per il nostro territorio?”

“Davvero non sappiamo come potranno reagire le imprese, sia quelle che rappresentano l’indotto del settore, sia le numerose multinazionali che operano sul nostro territorio, di fronte a una vera e propria angheria che non ha nessuna giustificazione legale. Quel che è certo è che l’unica soluzione oggi possibile è l’eliminazione, almeno per il futuro del meccanismo del payback, unica strada per dare certezza al diritto e alla libertà di impresa”, conclude Galavotti.

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