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Centri commerciali sempre aperti, protestano ancora sindacati ed esercenti

Per la prima volta anche Coop resterà aperta l'1 novembre, scatenando lo sciopero della Filcams/Cgil. Mentre Confesercenti torna all'attacco delle liberalizzazioni: “La legge va cambiata, nessun beneficio per consumi e occupazione”

Con l'avvicinarsi delle festività invernali si riaccende il dibattito – e la protesta – in merito alle liberalizzazioni degli orari del commercio. La via dell'apertura per 365 giorni l'anno pare ormai ben delineata, sottolineata dalla decisione del leader della grande distribuzione locale, Coop, di aprire per la prima volta anche in occasione del giorno 1 novembre. Una decisione che ha convinto la Filcams/Cgil di Modena, in continuità con le iniziative fin qui sostenute, a proclamare uno sciopero per l'intera giornata.

Il Comitato Direttivo Filcams/Cgil di Modena che ha sostenuto fin dal 2012 l'iniziativa “La Festa non si vende”, lanciata da Filcams/Cgil contro la liberalizzazione delle aperture commerciali imposta dal Governo Monti, continua a rivendicare e sostenere una “giusta battaglia sulla regolamentazione delle aperture commerciali nelle giornate domenicali e nelle festività civili e religiose, tesa al raggiungimento di un più equo equilibrio tra esigenze commerciali e di impresa e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nel rispetto del valore religioso e sociale delle festività per il mondo del lavoro compreso il settore terziario tutto”.

Alla carica è tornata anche Confesercenti Modena: “Un normativa che va assolutamente riveduta – afferma l'associazione – Gli effetti dell’avvitamento causato dalla combinazione di questa legge con la crisi economica e dei consumi, unitamente all’assenza di credito, ha provocato nel Paese, nei due anni di vigenza la chiusura di oltre 124 mila attività di cui quasi 2.000 sul territorio modenese. E non siamo i soli a chiederne la revisione, sono soprattutto i cittadini. Secondo un sondaggio Confesercenti-Swg il 67% degli italiani ritiene che in soli due anni il proprio quartiere ha visto diminuire nettamente i negozi di vicinato, precisando che i negozi di cui erano clienti abituali non ci sono più; mentre il 59% del campione da ragione a chi ritiene che la normativa della “liberalizzazione selvaggia” vada rivista”.

“Le vie commerciali delle nostre città – rileva ancora Confesercenti - tra cui anche Modena ed i centri del suo territorio provinciale, tralasciando la grave situazione che ancora resta nei comuni terremotati, presentano sempre più file di saracinesche abbassate. Che significano sì attività chiuse, ma anche posti di lavoro persi. Gli effetti della liberalizzazione senza regole e la crisi, utile ricordarlo hanno prodotto più di 100 mila posti di lavoro perduti nel Paese, solo fra il 2012 e il 2013”.

“Riteniamo quindi fondamentale evitare il collasso di altre piccole e piccolissime imprese, con due o meno dipendenti, fondamentali per la crescita del territorio. Per questo continueremo ad insistere perché la legge sugli orari, ora al Senato sia modificata in direzione di un maggiore equilibrio, sostenendo le regioni che hanno richiesto un referendum per la revisione della deregulation, e per il quale solo a Modena abbiamo raccolto 4000 firme”, conclude Confesercenti.

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