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"Basta con il regime del fisco: rivogliamo il nostro futuro"

Verso la mobilitazione del 18 febbraio a Roma cresce il senso di frustrazione degli imprenditori in Appennino: un territorio abbandonato dallo Stato Brusiani: “Popolazione dimezzata in 40 anni, non siamo solo gettito fiscale”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

“Oggi il fisco è un regime, che cambia all’improvviso e per ragioni lontane dagli individui, costretti a organizzarsi in fretta e furia per non arrivare tardi, con conseguenti multe e disagi”. Le parole sono di Ermanno Brusiani, imprenditore e presidente di CNA Area Appennino: al tempo stesso vittima e portavoce di un disagio che la piccola imprenditoria, in particolar modo, sente gravare sulle proprie spalle. Disagio che fa da cornice alla mobilitazione indetta da R.ET.E Imprese Italia per martedì 18 febbraio, quando a Roma scenderanno in piazza migliaia di imprenditori, in rappresentanza di oltre quattro milioni di piccole e medie imprese.

I temi nazionali – anzi, universali – della protesta, dalla pressione fiscale alla totale inconsistenza dei provvedimenti di stimolo alla crescita, passando per la gigantesca e intoccabile spesa pubblica, vengono declinati a livello locale in numeri allarmanti: l’ammontare di tributi e contributi sociali a carico dei contribuenti, ad esempio, nel 2013 ha raggiunto la quota record del 53,3% del Pil, ben 9 punti sopra i dati ufficiali. E l’Emilia Romagna, regione virtuosa per eccellenza, non fa eccezione: pur rappresentando il 7,3% della popolazione nazionale, il 9% del Pil, l’8,1% delle imprese e l’8,9% del gettito fiscale, è maltrattata proprio dallo Stato. Ad esempio è ultima nella graduatoria dei trasferimenti statali (1.429 euro pro capite) pur essendo terza nella classifica della pressione tributaria locale (1.544 euro). Un paradosso sanguinoso: il merito, in questo caso, viene addirittura perseguito. “E il territorio modenese costituisce una metafora ancora più potente dell’inefficienza dello Stato, del suo essere antagonista di chi cerca di fare impresa, o di vivere, nel totale rispetto della legge” prosegue Brusiani. “Ce lo hanno dimostrato le fasi critiche vissute a causa del terremoto prima, e dell’alluvione del Secchia poi: problemi che hanno investito solo una parte della nostra provincia, ma che hanno permesso, in Appennino ad esempio, di tornare a sollevare problemi urgenti come quello del dissesto idrogeologico, senza tuttavia ottenere risposta”.

È proprio dalle montagne dell’Emilia-Romagna, e della provincia di Modena in particolare, che arriva un altro dato dal sapore di crisi: emerge infatti che negli ultimi 40 anni, complice la totale assenza dello Stato e degli Enti pubblici in generale a sostegno di un segmento prezioso del nostro territorio, la popolazione dell’Appennino sia più che dimezzata (-52%). Una percentuale spaventosa, la più alta fra le zone montane e rurali di tutta Italia. “La dimostrazione lampante che, anche in territori comunemente ritenuti ricchi di risorse, i cittadini hanno già cominciato da tempo a gettare la spugna” conclude Brusiani. “A Roma andremo a raccontare anche questo: che dietro al mito di un’Italia che ce la fa anche da sola, ci sono criticità ignorate troppo a lungo dalla politica. Gli argini divorati dal dissesto idrogeologico, e il disastro ad esso conseguente, non sono frutto del destino ma di precise e reiterate negligenze: a patirne le conseguenze è innanzitutto il turismo, penalizzato, rispetto alle località dell’arco alpino, dalla cronica carenza di infrastrutture e per le condizioni spesso critiche della viabilità. Limiti strutturali gravissimi che emergono con prepotenza proprio nel corso di una stagione invernale povera di neve, alla quale molte imprese rischiano addirittura di non sopravvivere”. “Lo stato delle cose in Appennino è la prova evidente di una distanza, quella tra i cittadini e lo Stato in tutte le sue emanazioni, che dev’essere assolutamente ricomposta, e non soltanto quando è il momento di versare tasse e tributi. Anche il nostro territorio ha il diritto di vedersi restituire il proprio futuro”.

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