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Curiosità Modenesi | La vita di un modenese all'epoca del Ducato di Modena

Un viaggio nel Ducato di Modena in cui vissero i modenesi anche di sole cinque generazioni fa. Alla scoperta dell'inno, la moneta, il sistema di governo e la società in cui era immerso chi viveva all'epoca in questo piccolo stato italiano

Per chi vive oggi a Modena è normale avere come riferimento l'Unione Europea e la Repubblica Italia con Roma come capitale, ma una generazione fa c'era la Repubblica ma non l'UE e una generazione ancora prima non vi era neanche la Repubblica ma il Regno d'Italia. Facendo questo percorso all'indietro si nota come gli elementi che per noi sono normali, perché siamo nati immersi in tali condizioni, in realtà non sono sempre stati gli stessi di adesso. E allora cerchiamo di vedere com'era l'immaginario politico, istituzionale e sociale di un modenese di cinque generazioni fa che viveva nel Ducato di Modena. 

Come molti di voi saprano la città di Modena dal 1452 fino al 1859 (un secolo e mezzo fa) si trovava in uno stato ben differente dall'Italia, ovvero il Ducato di Modena, retto dalla famiglia Estense. All'epoca Modena era la capitale di questo Ducato da quattro secoli e il centro del potere non era il palazzo comunale, bensì il Palazzo Ducale, oggi Accademia Militare. Non si cantava ovviamente come inno nazionale quello di Mameli, ma vi era il "Serbi Dio", istituito nel 1814, che era l'inno popolare austriaco, che per l'appunto era stato adottato perché nell'800 la famiglia Estense si legò con la famiglia degli Asburgo. 

Dal titolo dell'inno adottato a Modena si evince facilmente che lo stato non era laico, ma vi era una religione di stato ovvero il cattolicesimo, con una sola minoranza ammessa ovvero l'ebraismo, che per altro obbligò i fedeli di quest'ultimo a vivere per lungo tempo nel ghetto di Modena. Anche se va sottolineato che gli Estensi non hanno mai avuto ottimi rapporti con il papato, probabilmente perché proprio nel 1452 dovettero scappare da Ferrara e rifugiarsi a Modena dopo che il papa aveva deciso che Ferrara era sua e la stava raggiungendo con un numeroso esercito. 

Un'altra caratteristica è la forma di governo, infatti il modenese di 150 anni fa non viveva in una repubblica bensì in una monarchia assoluta, e i suoi commerci erano per lo più limitati agli Stati Italiani, sottolineando che non c'erano trattati di libero scambio perciò questi ultimi non solo erano limitati geograficamente, ma anche economicamente. 

Un'altra caratteristica era l'ordine sociale che si presentava agli occhi di un modenese dell'epoca, infatti essendo una monarchia il ceto aristocratico aveva un ruolo privilegiato sia nella carriera militare, che istituzionale, nonché amminsistrativa, ed era spesso il maggior detentore di terreni agricoli. Altrettanto influente politicamente era il clero, per le ragioni che sono state spiegate in precedenza. Tuttavia l'economia modenese iniziava a vedere la crescita del ceto borghese che pian piano si arricchì e che fu il principale promotore, in seguito, del risorgimento che di fatto avrebbe messo un freno al potere aristocratico. Per ultimo vi era il ceto sociale del popolo. 

Il mondo del Ducato di Modena era ben diverso da quello di oggi, infatti i suoi territori si estendevano nelle province di Modena, Reggio Emilia e Massa-Carrara in un'area di 6019 mq e una popolazione che contava 600 mila abitanti, ovvero meno persone dell'attuale sola provincia modenese. Infine, la moneta in uso era lo scudo, anche se in realtà all'epoca non vi era una vera moneta nazionale, ma ogni reggente sceglieva quella che preferiva, infatti per esempio il duca Ercole III coniò il Tallerò Modenese, che durò solo un anno (1795-1796). 

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