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Domenica, 28 Aprile 2024
Cultura

Teatro Comunale, tra applausi e lamentele è andato in scena 'L'Elisir d'amore' di protesta

Greta Thunberg, bandiere della pace, slogan femministi e tanto altro sul palco del Comunale per una delle opere più amate dal pubblico

L’elisir d’amore, basta sentir nominare il titolo per provare subito un’emozione romantica, di dolcezza e anche un po’ ironica. Le caratteristiche che si ritrovano poi a tutti gli effetti in una delle opere più riuscite di Gaetano Donizetti e della produzione lirica mondiale, composta su libretto di Felice Romani.

E’ tutto talmente perfetto tra parole e musica che risulta molto difficile riuscire a schiacciare le sensazioni e la piacevolezza della rappresentazione. Specialmente quando gli esecutori sono da elogiare per aver messo freschezza, simpatia e voci importanti sul piatto, tutto il resto dovrebbe passare in secondo piano.

Invece la regia di Stefania Panighini non è passata inosservata e ha destato qualche dubbio. Partiamo quindi dal fondo, dagli applausi scroscianti per gli interpreti, tra cui Giuseppe Infantino nei panni di Nemorino e Tamar Otanadze in quelli di Adina; grande successo anche per Simone Alberghini, un Dulcamara veramente azzeccato, molto apprezzati anche Maria Smirnova come Giannetta e Antimo Dell’Olmo come Belcore.

Applausi e ‘bravo’ sono volati da platea e palchi (non sold out come ci si poteva aspettare da un titolo del genere) dunque fino all’uscita dei cantanti, mentre all’uscita della regista non ha sorpreso che sia tuonato anche qualche ‘vergogna’. Il motivo? E’ presto spiegato: non solo la scena era modernissima, usanza che ormai da anni ha preso piede nelle rappresentazioni teatrali a discapito di antichi lampioncini e costumi ingombranti, ma i riferimenti alle tematiche attuali erano fin troppo accentuati e in molti casi stonavano con quanto si stava ascoltando.

L’impressione, almeno per la prima parte della rappresentazione, era di guardare una cosa e ascoltarne un’altra. Guerra, pianeta, gender fluid, femminismo, social, viaggi nello spazio… un calderone che non trovava, tranne che in pochissimi casi, corrispondenza con quanto ascoltavano le orecchie. Piuttosto azzardata la scena in cui la figura della donna come moglie e madre viene mostrata come simbolo di infelicità rispetto a quella della donna che sceglie “ogni dì cambiar amante”, come canta Adina nel primo atto.

Dalla seconda parte del primo atto in poi, le idee sono probabilmente venute meno e i richiami alle tematiche di cui sopra si sono attenuati, lasciando finalmente spazio alla piacevolezza del canto e restituendo in parte a L’Elisir d’amore l’originale collocazione, pur con costumi e scenografie sempre contemporanee. Chissà se Donizetti, nelle poche settimane in cui ha scritto la sua opera, aveva in mente anche solo lontanamente uno dei problemi sociali portati in scena al Comunale di Modena ieri sera…

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