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Folklore Modenese | Un braccio, una biolca e tutte le unità di misura nella storia modenese

Se fossimo vissuti nella Modena dell'Ottocento, o anche prima, al posto del metro, litro o grammo, avremmo usato il braccio, la biolca, la libbra e tante altre unità di misura oggi rimaste nel linguaggio dialettale

Se oggi ti dicono che hai fatto "un tanto al braccio" significa che il tuo lavoro è raffazzonato, poco curato, se lo avessero detto nell'Ottocento, o anche prima, bastava rispondere: "Ma braccio mercantile o agrimensorio?". Così come le monete, che sono un metodo di calcolo della ricchezza, anche le unità di misura sono cambiate nel tempo, tuttavia qualcosa è ancora rimasto nel linguaggio.

Così se oggi calcoliamo il peso in grammi, un tempo i modenesi usavano la libbra, che se era libbra mercantile valeva 340 grammi, se era libbra da orefice erano 361 grammi. Al posto dei litri si usava il quartaro, che da Modena città fino all'Appennino valeva 101 litri, mentre nel carpigiano e nella zona di Soliera erano 123 litri. Se invece bisognava misurare specificatametne la capacità per gli aridi si usava il Sacco, che se diviso in due diventava staia, e poi ancora in due mine, e ancora in quarte ed infine in coppelli.

Per quanto riguarda il nostro braccio, citato all'inizio, era usato per misurare sia la lunghezza che il volume, e infatti così come oggi, 0,63 metri è la lunghezza del braccio mercantile, mentre 052 metri è la misura del braccio agrimensorio. Diventa braccio cubo, ovviamente, se passiamo a misurare il volume e così un braccio cubo equivale e 143 litri di oggi. Diverso è invece per quanto riguarda la misura della superficie, dove non si usava più il braccio ma la biolca che valeva 2836 mq.

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