rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura Sestola

Sestola: in 150 all'incontro con Valerio Massimo Manfredi

Serata di libri e cultura in Appennino: il noto autore di best seller ha presentato la sua ultima fatica letteraria, "Otel Bruni": nel finale, applauditissima la lettura espressiva di alcuni passaggi

Erano in più di 150 ieri sera, a Sestola, ad assistere alla chiacchierata organizzata da Cna con Valerio Massimo Manfredi, l’autore di best seller modenese – risiede tutt’ora a Piumazzo – da qualche mese nelle librerie con la sua ultima fatica, Otel Bruni. Uno scrittore di storia, anzi di storie, perché il suo vastissimo palmares vanta oltre venti titoli non solo ambientati a Roma e nell’antica Grecia, ma anche nell’epoca contemporanea. Otel Bruni, invece, è una saga familiare che si snoda tra la prima e la seconda guerra mondiale. Un libro che, anche per le sfumature autobiografiche, rappresenta un pezzo di memoria. E per questo molto caro all’autore. "Non posso negarlo – ha affermato Valerio Massimo Manfredi, preso simpaticamente d’assedio dai suoi fans – Otel Bruni è un libro a cui sento di essere particolarmente legato. Lì c’è aria di famiglia, ci sono parecchi personaggi autentici. Sapere che questa storia travalicherà i nostri confini – i diritti sono già stati acquistati in una quarantina di paesi – mi rende particolarmente orgoglioso. Del resto è un libro che nasce da lontano, da appunti scritti giorni dopo giorno, da una ricerca di memorie peer me estremamente preziose. Credo che sia un grande privilegio creare una leggenda".

Ci sta il confronto con un’altra saga ambientata nel Novecento, La caduta dei giganti, l’ultimo volume di Ken Follet? "Penso che siano due libri diversi. Otel Bruni si basa su un linguaggio anche dialettale che non consente un immediato paragone con il libro di Follet. Di sicuro quest’ultimo parla di giganti, la saga dei Bruni, invece, nasce dal basso". Ed è anche una sorta di omaggio al territorio, che Manfredi non ha voluto mai abbandonare. "Io ho cambiato casa tre volte, rimanendo sempre a Piumazzo. Del resto abito ad una manciata di chilometri da un aeroporto, non ho problemi di vivibilità qui. E allora, perché cambiare?".

La chiacchierata con Manfredi non si è limitata comunque al solo Otel Bruni. Si è parlato anche di tutta l’attività letteraria dello scrittore modenese, che ha raccontato alcuni gustosi aneddoti. Come la nascita della trilogia di Alexandros, forse i libri più noti di Manfredi, scritta quasi per caso e finita con un epilogo molto partecipato dall’autore, "in una fredda sera di ottobre sulle montagne bergamasche, con il sottofondo di una colonna sonora fattami arrivare in fretta e furia da un caro amico per aiutarmi ad avere l’ispirazione giusta. Un ricordo, un’emozione che mi accompagnerà per sempre".

Attenzione però, perché scrivere non è solo questione di ispirazione. "Il mito della musa che scende a darti l’idea è molto romantico, ma piuttosto fuorviante. Scrivere è invece un lavoro molto duro ed impegnativo, almeno per chi, come me, scrive emotivamente. Per scrivere così devi vivere i tuoi personaggi, provare le emozioni che cerchi di comunicare. E da questo lavoro ne esci esausto".

Manfredi si è anche cimentato nella definizione di un libro: "Un messaggio in una bottiglia, vite che ciascuno vive, interpreta come vuole. Io non scrivo per soddisfare qualche voglia, qualche bisogno. Sto altrettanto bene su uno scavo archeologico. Però, come mi è accaduto in Francia, quando un lettore mi si avvicina e mi dice, a commento della saga di Alessandro, 'Grazie, perché lei mi ha fatto cavalcare Bucefalo', beh, è una soddisfazione che non ha prezzo".

Dunque vite da far vivere agli altri. Emozioni, che Valerio Manfredi ha voluto regalare ai presenti leggendo, o meglio interpretando, alcuni brani tratti dal suo bel libro, scatenando quasi una standing ovation del pubblico, la giusta conclusione di una bella ed interessante serata.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sestola: in 150 all'incontro con Valerio Massimo Manfredi

ModenaToday è in caricamento