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Domenica, 28 Aprile 2024
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Case popolari, respinti due documenti della destra sulal residenzialità storica

Il Consiglio comunale ha respinto le mozioni presentate da Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ed Elisa Rossini (Fd’I) per mantenere e rafforzare il requisito per l’assegnazione

Il Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 14 marzo, ha respinto due ordini del giorno, presentati da Giovanni Bertoldi (Lega Modena) e da Elisa Rossini (Fratelli d’Italia), che chiedevano di mantenere e rafforzare il criterio della residenzialità storica nella determinazione dei punteggi premiali da attribuire a chi fa richiesta di un alloggio di Edilizia residenziale pubblica (Erp). Entrambi gli ordini del giorno hanno ottenuto il voto a favore di Lega Modena e Fratelli d’Italia e sono stati respinti con il voto contrario dei gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Europa verde-Verdi, Modena civica) e l’astensione del Movimento 5 stelle.

I due documenti prendevano le mosse dalla delibera della Giunta regionale dell’Emilia Romagna del 18 dicembre 2023 (che dovrà essere sottoposta all’Assemblea regionale) che ridefinisce i criteri per l’assegnazione degli alloggi Erp mantenendo come criterio di accesso alle liste la residenza anagrafica o l’attività lavorativa stabile ed esclusiva o principale nel territorio regionale da almeno tre anni ma stabilendo, allo stesso tempo, che i Comuni non possono ulteriormente valorizzare la residenzialità storica tra i criteri previsti dai regolamenti comunali per l’assegnazione degli alloggi. Entrambi i documenti invitavano, quindi, l’amministrazione comunale ad attivarsi con la Regione per sollecitare una revisione del provvedimento e per garantire, come ha specificato il consigliere Bertoldi, “la prerogativa dei Comuni nel determinare i criteri di priorità per l’assegnazione”, mentre la consigliera Rossini, ricordando che il Regolamento del Comune di Modena valorizza il requisito della residenzialità storica, ha chiesto di intervenire nei confronti della Regione per “ribadirlo e rafforzarlo”.

Il gruppo Pd (per il quale sono intervenuti il capogruppo Antonio Carpentieri e il consigliere Vittorio Reggiani) ha espresso voto contrario ricordando che l’azione sulla Regione, chiesta da entrambi gli ordini del giorno, è già in corso: “Già da gennaio, infatti, il sindaco ha aperto un confronto con l’obiettivo di preservare l’autonomia dei Comuni nella determinazione dei criteri da valorizzare, e di agire il più possibile a favore dell’integrazione e della qualità della vita sociale”. I consiglieri hanno evidenziato, inoltre, che nel Regolamento del Comune di Modena la residenzialità storica vale per un massimo di sette punti sui cento totali, “risultando equilibrato e proporzionale rispetto ai bisogni prioritari, economici o sociali, che vengono tenuti in considerazione, a differenza, per esempio, di quanto previsto dal Comune di Ferrara dove risulta preponderante”. Anche Sinistra per Modena, con Camilla Scarpa, ha sottolineato che il criterio della residenzialità rimane “ma non è più consentito utilizzarlo nei punteggi premiali che privilegiano, invece, i bisogni reali”.

Motivando il voto di astensione del Movimento 5 stelle, Giovanni Silingardi ha affermato che le azioni richieste dagli ordini del giorno possono anche essere condivisibili, “ma non lo è il pensiero da cui sono generate e che si concretizza nel regolamento del Comune di Ferrara che una sentenza del Tribunale ordinario, non del Tar, ha giudicato discriminatorio”. Per il consigliere “un sistema equilibrato deve premiare prima di tutto i più bisognosi” ed è giusto, però, “che la competenza rimanga ai Comuni che hanno una visione migliore dei bisogni del territorio”.

Intervenendo anche nel dibattito, il consigliere Bertoldi ha sostenuto che “la necessità economica non può essere il criterio principale per l’accesso: in questo modo le case andrebbero solo agli stranieri (magari a quelli appena sbarcati) a discapito, per esempio di anziani in difficoltà, residenti da moltissimo tempo, che hanno pagato con le loro tasse gli appartamenti in cui chiedono di entrare”, mentre la consigliera Rossini si è detta soddisfatta che il sindaco abbia scritto alla Regione, “dimostra che la residenzialità ha una certa rilevanza”, anche perché “è vero che resta il requisito dei tre anni di residenza per l’accesso alle liste ma è cosa diversa dall’attribuzione di un punteggio premiale”.

Il dibattito è stato concluso dal vicesindaco Gianpietro Cavazza che ha evidenziato come l’edilizia residenziale pubblica “risponda a una povertà abitativa che è multidimensionale: per questo occorre un sistema di punteggi articolato che tenga conto, in modo equilibrato, di più fattori. La durata della residenza, dunque, va collegata a tutti gli altri aspetti che possono essere emergenziali, economici, culturali, sociali o di disabilità. La residenzialità è solo uno tra questi”.

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