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"La Kyenge? Sembra un orango", offese choc di Calderoli

Il vicepresidente del Senato nonché esponente di primo piano della Lega Nord offende il ministro dell'integrazione a un comizio nel bergamasco. Immediata reazione di sdegno da parte di tutte le forze politiche

Quando si rimane a corto di argomentazioni politiche e, soprattutto, quando non si sa più come tornare sulle prime pagine dei giornali, ci si comporta da "morti di fama": ovvero, si fanno esternazioni prive di logica, significato e motivo, pur di ottenere pacche sulle spalle dai propri simpatizzanti, depotenziando chi, invece, tenta di contrastare l'avversario vittima dell'invettiva con la dialettica e le argomentazioni. Questo è il caso di Roberto Calderoli, attuale vicepresidente del Senato ed esponente di primo piano della Lega Nord, finito nella bufera per gli insulti lanciati da un comizio nel bergamasco contro il ministro dell'Integrazione Cecyle Kyenge: "Quando vedo le sue immagini non posso non pensare alle sembianze di un orango". A riportare ieri l'insulto dell'ex ministro è stato il Corriere della Sera. L'accostamento ha scatenato lo sdegno bipartisan delle forze politiche e quello dei vertici delle Istituzioni. Una polemica che ha tenuto banco tutto il giorno che il senatore ha provato a chiudere in serata con una una telefonata alla Kyenge per scusarsi. Telefonata che è servita almeno per placare gli strali di Roberto Maroni che in serata ha spiegato che Calderoli "ha sbagliato ma si è scusato". Poi in serata la Kyenge conferma la telefonata e le scuse accettate, ma precisa: "il nodo istituzionale resta: ciascuno deve tener presente sempre la carica che riveste".

KYENGE - La prima a replicare ieri mattina era stata proprio il ministro vittima delle invettive di Calderoli: "Le parole di Calderoli non le prendo come un'offesa personale, ma mi rattristano per l'immagine che diamo dell'Italia". Contro le offese alla Kyenge si scaglia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che fa trasparire tutta la sua "indignazione" per gli insulti al ministro dell'Integrazione. Il Capo dello Stato cita oltre agli insulti alla Kyenge anche le minacce arrivate via facebook a Mara Carfagna e l'incendio che ha devastato il liceo Socrate per evidenziare tutta la sua preoccupazione per il clima di odio e l'imbarbarimento civile che ha dominato in questi ultimi due giorni. A difendere il suo ministro ci pensa che il premier Enrico Letta che bolla come "inaccettabili e oltre ogni limite" le parole del senatore leghista. Uguale sdegno arriva dai vertici di Camera e Senato. Pietro Grasso invita Calderoli a "scusarsi" per "offese che non hanno giustificazioni", mentre il presidente della Camera Laura Boldrini fa sapere di aver telefonato al ministro per esprimerle la sua solidarietà di fronte a "parole indegne". Solidarietà "a nome del governo e del Pdl" arriva anche dal ministro dell'Interno Angelino Alfano mentre il segretario del Pd Guglielmo Epifani invita il vicepresidente del Senato a dimettersi dall'incarico. Le parole di Calderoli generano imbarazzo nella Lega Nord. Il segretario e governatore lombardo Roberto Maroni sceglie il silenzio lasciando che a commentare siano Roberto Cota e Matteo Salvini, entrambi convinti che quella di Calderoli sia solo "una battuta".

CALDEROLI - Ed è lo stesso ex ministro a tentare di difendersi dalle accuse: "Ho fatto una battuta magari infelice - è la spiegazione - se la Kyenge si è offesa chiedo scusa, ma la mie parole erano inserite in un discorso più articolato di critica alla politica del ministro". Calderoli fa sapere di aver invitato il ministro alla Berghem fest e fornisce una personale spiegazione del polverone sollevato per le sue dichiarazioni: "Non vorrei - dice - che si chiedano le mie dimissioni per evitare di parlare di possibili dimissioni di qualche ministro per la vicenda Ablyazov". Nonostante il senatore lumbard cerchi di correggere il tiro, le accuse non si placano. Oltre a tutti i ministri che fanno quadrato intorno alla Kyenge, il Partito Democratico va alla carica chiedendo come Scelta Civica, le dimissioni dalla vice presidenza di palazzo Madama: "Quanto detto da Calderoli lascia senza parole e non dovrebbe nemmeno essere pensato - accusa Epifani - detto dal vice presidente del Senato, apre un problema che andrà opportunamente affrontato".

REAZIONI - Dello stesso avviso anche il capogruppo democrat al Senato Luigi Zanda "Gli insulti di Calderoni sono incompatibili con il suo ruolo". Solidarietà arriva anche dal Pdl. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ci tiene a ricordare come "lo scontro anche acceso e la normale dialettica politica, fondamentali in un Paese democratico non dovrebbero mai sfociare in offese gratuite e in insulti a sfondo razziale". Un ragionamento simile lo fa Giorgia Meloni, capogruppo di Fratelli d'Italia: "non condivido neanche una delle sue proposte e in Parlamento Fratelli d'Italia darà battaglia Ma non con gli insulti". Anche il modenese Carlo Giovanardi ha stigmatizzato le parole dell'ex ministro leghista: "Roberto Calderoli possiede chiaramente una doppia personalità, capace di passare in tre giorni dalla standing ovation tributatagli dal Senato, su elogio del capogruppo del Pd Luigi Zanda per il modo in cui presiede l'Assemblea, alla richiesta di scuse e dimissioni per le sue incredibili uscite sul ministro Kyenge. Cancelli Calderoli la sua seconda personalità", ha esortato il senatore modenese. La cancelli, spiega Giovanardi, "innanzitutto perché deve riconoscere che siamo tutti fratelli e sorelle italiani, a prescindere dalla razza e dalla nazionalità di provenienza, e poi perché la lotta politica alle idee sbagliate del ministro Kyenge esce indebolita da penose battute relative al suo aspetto fisico". Voce fuori dal coro quella del Movimento Cinque Stelle. Il capogruppo al Senato Nicola Morra teme che "le polemiche su Calderoli offrano la sponda per far passare in secondo piano la discussione di questioni importanti come quella che punta a sospendere l'acquisto dei cacciabombardieri nell'interesse del Paese", mentre Giuseppe D'Ambrosio snobba la vicenda: "Tutti a scandalizzarsi per le parole di un poveraccio che viene paragonato ad un suino, offendendo il suino!".

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