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I Comitati per la sicurezza non hanno dubbi: "Evitare l'apertura del Cpr"

L'unione dei Comitati critica Muzzarelli: "Doveva andarea a ROma a battere i pugni sul tavolo del ministro". Preoccupazione anche da parte dei sindacati di polizia per la gestione della nuova struttura

L'apertura del Centro di Permanenza per i RImpatri (Cpr), ufficializzata nei giorni scorsi dalla Prefettura, continua a dividere le forze politiche e l'opinione pubblica. Una preoccupazione inevitabile, dal momento che la riattivazione della struttura di via Lamarmora rappresenta uno sforzo significativo soprattutto in termini di impiego del persobale di Polizia sul territorio modenese. Il sindaco Muzzarelli e il suo Pd hanno chiesto garanzie al proprio governo circa l'invio di ulteriori agenti dedicati esclusivamente al controllo del Cpr: una problematica che si somma a quella del mancato rafforzamento degli organici della Questura e che si mescola con la fase di stallo istituzionale seguita alle elezioni politiche di marzo.

Sul tema sono intervenuti anche i Comitati per la Sicurezza, i sette gruppi di quartiere riuniti da qualche tempo sotto una sola voce. "Stupisce quindi che ora il sindaco sia sorpreso e protesti perché la gestione del CPR, com’é ovvio, assorbirà molte forze dell’Ordine, indebolendo il già precario controllo della sicurezza in città. E mentre il sindaco chiede di non riaprire, il ministro, nella parte del duro, procede comunque alla riapertura - attaccano i Comitati - Muzzarelli ha anche convocato i parlamentari eletti chiedendo loro di agire sul tema ma, con un governo dimissionario, il loro impegno servirà a poco... Non vogliamo dire che si tratti solo di un inutile rituale ma che, in questo modo, l’apertura del CPR sarà certa e, di conseguenza, avremo una struttura ingestibile ed inumana che assorbirà le poche forze dell’ordine di stanza a Modena".

"Noi, invece - prosegue l'Unione - avevamo chiesto che il sindaco andasse a Roma dal ministro a battere i pugni sul tavolo, a spiegare che la situazione della sicurezza a Modena è precaria, che la criminalità organizzata sta radicandosi sempre più, che già mancano le forze dell’ordine. Tutt’altro che aprire centri tanto problematici".

Preoccupati delle ricadute che la riapertura del Cie a Modena avrà sulla sicurezza locale sono anche i sindacati di polizia Siulp e Sulpl. Da parte del primo - quello relativo alle forze statali - è stato stimato un fabbisogno di cento uomini per poter gestire in maniera adeguata la struttura di via Lamarmora senza sguarnire i presidi territoriali. Un numero non certo irrisorio. Anche la polizia locale non nasconde le perplessità: "In passato, in concomitanza di episodi di “rivolta” nel CIE è intervenuto anche il personale della Polizia Municipale, seppur non addestrato ed equipaggiato per fronteggiare episodi del genere - scrive il referente del Sulpl di Modena - Gli organici già carenti della polizia di stato subiranno ulteriori ricadute anche sul lavoro della Polizia statale stessa con le ovvie conseguenze e aggravi anche per la Polizia Municipale che così sarà sempre piu’ distolta dal reale compito che dovrebbe svolgere ovvero la polizia di prossimità curando le specifiche materie di competenza".

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