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Aid al-Adha a Modena, la festa islamica e le donne oltre gli stereotipi

Il 9 Luglio oltre 3500 fedeli musulmani si sono radunati per i festeggiamenti di Aid al-Adha ma, a causa di fotografie pubblicate ritraenti solamente uomini, sono nate sui social discussioni circa un'ipotetica discriminazione della figura della donna: facciamo chiarezza

Sabato 9 Luglio i fedeli musulmani di tutto il mondo hanno festeggiato Aid al-Adha, anche detto Aid al-kabir (Aid grande), ovvero la festa che ricorda il mancato sacrificio del figlio Ismaele da parte di Abramo, suo padre. Solitamente si celebra poco più di due mesi dopo Aid al-Fitr (o Aid al-saghir, "Aid piccolo"), festività che sancisce la fine del mese sacro di Ramadan. 

Anche i fedeli musulmani che vivono in Italia sono soliti festeggiare il giorno di Aid al-Adha: ci si ritrova con amici e con membri della famiglia per trascorrere tempo insieme, si scambiano auguri e doni, ci si delizia con dolcetti e tè, si cucina l'agnello. E' un giorno di festa. Un giorno di festa che al suo interno racchiude anche un momento di preghiera.

Spesso le amministrazioni locali per l'occasione mettono a disposizione delle comunità islamiche del territorio ambienti spaziosi - come ad esempio palestre o parchi pubblici - nei quali poter svolgere sia i festeggiamenti che il momento della preghiera. A Modena, quest'anno, sono state oltre 3500 le persone di fede musulmana radunatesi presso l'area di Ponte Alto da anni in uso al Partito Democratico per lo svolgimento della Festa de L'Unità. Uomini, donne, bambini e bambine. 

Eppure, le fotografie pubblicate dal Centro Stranieri Comune di Modena paiono mostrare solamente uomini, fatto che ha suscitato lecite domande ma anche commenti per lo più contenenti affermazioni non veritiere o fuori contesto che hanno portato al diffondersi di informazioni false circa la figura della donna.

Le donne erano presenti alla festa e al momento di preghiera? Se sì, dov'erano? Sono discriminate? Non hanno il diritto di pregare accanto a mariti, fratelli e figli? Ne ho parlato con chi questo periodo di festa e di preghiera l'ha vissuto e continua a viverlo ogni anno, queste le informazioni che ho appreso e le considerazioni che ho elaborato durante e grazie al prezioso momento di confronto.

Quando si parla di Aid al-Adha è necessario tenere in considerazione una cosa importante, ossia la netta separazione tra il momento di festa e il momento di preghiera. Quest'ultimo risulta essere una parte del momento di festa, ma non coincide con l'intero svolgersi della festività. Lo si vive individualmente e, allo stesso tempo, collettivamente, radunandosi in due gruppi in base al genere.

Nelle moschee, luogo di culto dei fedeli musulmani, come anche nelle sinagoghe e nei templi sikh, uomini e donne pregano separatamente. Non si parla di discriminazione, non ci sono barriere o muri volti a recludere o segregare un gruppo piuttosto che un altro. Si prega separatamente per vari motivi: per rivolgere la concentrazione esclusivamente a Dio e non lasciarsi distrarre da altri uomini o donne presenti nel luogo di culto, per connettersi e comunicare profondamente con se stessi, per ricreare un ambiente in cui sentirsi accolti e non giudicati, per rispettare la naturale diversità nel corpo, nella mente e nei sentimenti tra uomo e donna.

Anche il 9 Luglio, a Modena, i fedeli musulmani radunatisi a Ponte Alto per festeggiare Aid al-Adha - giunto il momento della preghiera - si sono suddivisi in due gruppi, uomini da una parte e donne dall'altra, hanno recitato la preghiera specifica per questo importante giorno di festa (una preghiera piuttosto breve da recitare, che impiega all'incirca 5 minuti) e si sono ricongiunti subito dopo per continuare i festeggiamenti.

Falso dunque affermare che le donne fossero relegate in un angolo, discriminate o addirittura assenti. Le fotografie pubblicate e ricondivise dal sindaco ritraenti solamente uomini mostravano una parte di quella che è stata la celebrazione della festa Aid al-Adha, un quadro parziale che ha suscitato legittime interrogazioni all'interno della popolazione modenese. 

False, invece, le informazioni messe in circolazione in Rete per quanto concerne la religione islamica e la figura della donna, una sterile retorica che non aiuta a risolvere le reali questioni di integrazione e inclusione sociale del territorio, ma che non fa altro che generare un clima di odio, incomprensione e diffidenza minatorio per il benessere dell'intera e sfaccettata comunità modenese.

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