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Le vie, il centro storico, l'essenza di Modena negli scritti di Antonio Delfini

A 60 anni dalla morte dello scrittore, poeta e giornalista modenese, ecco alcuni estratti delle sue opere narrative nei quali cattura l'essenza di una Modena reale e immaginaria

Oggi, 23 febbraio 2023, ricorre il 60° anniversario della morte di Antonio Delfini, narratore, poeta e giornalista modenese del secolo scorso, considerato tra gli scrittori italiani più "sottovalutati" e meno studiati.

Delfini - a cui la storica biblioteca del centro storico di Modena è dedicata - nacque nella Bassa modenese, a Disvetro di Cavezzo, nel 1907 e sin dalla giovinezza iniziò a scrivere, tra le diverse cose, della sua "odiosamata" città natale. Nei suoi racconti, come Modena e Dintorni, scritto nel 1960, oppure Modena 1831 città della Chartreuse (1962) o, ancora, i dieci racconti del Ricordo della Basca (1938), Antonio Delfini descrive la sua città natale come una città reale e immaginaria: riferimenti e caratteristiche precise di Modena s'intrecciano con caratteri immaginari, a volte apocalittici, della città.

Questi alcuni esempi della straordinaria altezza della sua scrittura nell'imprimere a parole l'essenza della nostra e della sua città.

Modena, al contrario di Reggio e di Parma, non si stende sulla via Emilia: ci si raccoglie, ci si chiude dentro le porte della città, si è sempre chiamata via Emilia. La città viene così divisa in due parti come da un fiume. Di qua c'è il Medioevo, la Controriforma, i due collegi clericali di San Carlo e di San Giuseppe, i colli, le montagne, il Cimone. Di là c'è Modena romana, Ludovico Antonio Muratori e la sua parrocchia della Pomposa, il Palazzo Ducale, la casa di Ciro Menotti, il Risorgimento, la pianura, il Po. Di qua c'è la Sicilia, di là c'è la Russia. Di qua le fabbriche di automobili da corsa; di là il frumento e la canapa. Di qua l'autodromo; di là le corse dei cavalli e il gioco del calcio. Di qua i padroni; di là operai e contadini. Di qua il vescovo, il prefetto e il questore; di là la Camera del lavoro. 

da Modena e Dintorni (1960)

Essa abitava alla pensione del Teatro Storchi, dove stavano a dormire e a mangiare gli artisti del Teatro Comunale. Curiosa pensione era questa dello Storchi: costruita su una parte del teatro, aveva forse la più bella terrazza di Modena

da Introduzione a Il Ricordo della Basca

Lo spazio della piazza d'armi, oltre che essere segnato nel suo interno dalla pista dell'ippodromo per le corse dei cavalli al trotto, era delimitato nel suo amplissimo giro. da alte pioppe cipressine che in lunghi filari andavano verso la campagna e il cimitero; dalla ferrovia; più vicino, ultimo baluardo della città, dall'ampio e lungo edificio del Foro Boario

10 giugno 1918

Il conte Mosca traversa la cattedrale per far più presto, e intanto ne approfitta per incontrare il vescovo Landriani. E' assurdo traversare il Duomo di Parma per far più presto. A Modena, invece, traversare il Duomo per raggiungere la via Emilia, diventava quasi necessario: perchè, a quel tempo, il passaggio attuale della via Lanfranco era chiuso

da Modena 1831 città della Chartreuse

Era il profumo delle vie San Vincenzo e Santa Margherita, e l'odore penetrante, indimenticabile, che riempiva il corso tra il teatro, la casa di Ciro Menotti e il magazzino di macchine agricole di Taddeo Giusti

10 giugno 1918

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