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Il Dop (anche modenese) che ci rende grandi nel mondo

L'Istat certifica il primato per eccellenze del nostro Paese e della nostra regione in particolare. E anche la nostra città tiene alta la media

Aceto balsamico di Modena, amarene brusche di Modena, ciliegia di Vignola, coppa, cotechino Modena, mortadella, Parmigiano Reggiano, pera dell’Emilia Romagna, prosciutto di Modena,  salame Cremona, salamini italiani alla cacciatora, lo zampone e il nocino di Modena. Sono queste le eccellenze del palato che già può vantare la sola area di Modena, sono i prodotti certificati come Dop, Igp e Stg dall’Unione Europea della nostra provincia.

L’Emilia Romagna – decretata dall’Istat prima regione per prodotti riconosciuti (ne conta ben 36) - conferma la sua fama di terra capace di deliziare le più esigenti forchette e dà (e anche Rimini fa la sua parte) un sostanzioso contributo al raggiungimento del primato italiano. Con 248 prodotti di qualità (ovvero nove in più rispetto al 31 dicembre 2011), il nostro Paese si conferma primo per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg.

A fornire i dati è il rapporto Istat “I prodotti agroalimentari di qualità”, che registra 154 prodotti Dop (Denominazione di Origine Protetta) - cinque in più rispetto al 31 dicembre 2011, con un aumento del 3,4% - e 92 Igp (Indicazione geografica Protetta) - quattro nuovi riconoscimenti (+4,5%) rispetto all’anno precedente e dà la palma a Emilia-Romagna e Veneto, rispettivamente con 36 e 35 prodotti riconosciuti. Dopo l’Italia, ma a ragguardevole distanza, ci sono Francia e Spagna, che si fermano a 192 e 161 prodotti riconosciuti. 
Sono numeri, quelli registrati dall’Istat, che danno voce all’importanza del made in Italy, fondamentale volano per l’economia nostrana. “Ancora di più con la crisi economica,- commenta la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) - il segmento dei prodotti italiani certificati si dimostra fondamentale per la nostra economia, con un fatturato al consumo di 12 miliardi di euro nel 2012, di cui più di un terzo (il 35 per cento) legato alle esportazioni”.

Ma sempre la Cia mette anche in guardia sull’importanza di capitalizzare questa ricchezza, da un lato valorizzando questo patrimonio di tipicità e dall’altro contrapponendosi con durezza al fenomeno della contraffazione: “Bisognerebbe - esorta - da una parte potenziare gli strumenti di promozione e di marketing a sostegno delle nostre Dop e Igp ancora sconosciute e dall'altra intensificare la lotta alla contraffazione”. E prosegue: “Oggi, infatti, il 97 per cento del fatturato complessivo del paniere Dop e Igp italiano è legato esclusivamente a una ventina di prodotti: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Aceto Balsamico di Modena, Mela Alto Adige, Prosciutto di Parma, Pecorino Romano, Gorgonzola, Mozzarella di Bufala Campana, Speck Alto Adige, Prosciutto San Daniele, Mela Val di Non, Toscano, Mortadella Bologna, Bresaola della Valtellina Igp e Taleggio. Ecco perché -osserva la Cia- ora bisogna lavorare per sviluppare le tante certificazioni meno conosciute ma suscettibili di forte crescita; e farlo organizzando le filiere, incrementando i Consorzi partecipati da tutte le componenti produttive, rafforzando le politiche di promozione in primis sulle vetrine internazionali”.

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