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Trattamento della candida, una ricerca modenese apre nuove prospettive di cura

I ricercatori: "La nostra nuova scoperta sullo zinco è molto entusiasmante, perché suggerisce che il semplice trattamento con zinco potrebbe bloccare la produzione della molecola infiammatoria"

Una nuova ricerca potrebbe un giorno aprire la strada al trattamento della candidosi vaginale gettando una nuova luce su come i microrganismi nel corpo assorbono lo zinco. Circa tre quarti delle donne sviluppano candidosi vaginale almeno una volta nella vita e circa 140 milioni di donne in tutto il mondo soffrono di candidosi vaginale ricorrente. Le infezioni ricorrenti da Candida possono avere un enorme impatto sulla qualità della vita. I trattamenti antifungini esistenti non sono sempre efficaci e si sta sviluppando resistenza contro questi trattamenti.

La candidosi vaginale è causata da un lievito chiamato Candida. Esistono numerose specie di Candida, ma quella che causa la maggior parte delle infezioni è Candida albicans. Ora, una nuova ricerca condotta dal Centro MRC per la micologia medica dell’Università di Exeter, in collaborazione con il gruppo di ricerca di Microbiologia e Virologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università di Trieste, IRCSS Burlo Garofolo di Trieste ed altri centri internazionali, ha scoperto che lo zinco, un minerale traccia, potrebbe svolgere un ruolo sorprendente.

Proprio come l’essere umano, la Candida albicans ha bisogno di zinco nella sua dieta e questo lievito produce una molecola (Pra1) che cerca di acquisire lo zinco dall’ambiente in cui si trova come fonte di cibo. I ricercatori hanno scoperto che questa molecola innesca una risposta infiammatoria, che ritengono sia responsabile di molti casi di candidosi vulvovaginale.

Il dott. Duncan Wilson, membro senior del Wellcome Trust del Centro MRC di micologia medica dell’Università di Exeter, insieme alla prof.ssa Eva Pericolini del gruppo di Microbiologia e Virologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, alla prof.ssa Manola Comar ed al prof. Francesco De Seta dell’Università di Trieste ed IRCSS Burlo Garofolo di Trieste affermano: “la nostra nuova scoperta sullo zinco è molto entusiasmante, perché suggerisce che il semplice trattamento con zinco potrebbe bloccare la produzione della molecola infiammatoria Pra1, ma non siamo ancora nella posizione di fornire raccomandazioni terapeutiche in questa fase. Abbiamo bisogno di studi su scala più ampia per confermare l’effetto”.

Negli esperimenti di laboratorio, il gruppo di ricerca ha scoperto che la manipolazione dei geni in modo che la Candida albicans non produca Pra1 previene l’infiammazione. Nell’articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Translational Medicine, i ricercatori mostrano che l’applicazione di livelli relativamente bassi di zinco nei topi blocca la produzione di Pra1 e previene l’infiammazione. Questo è importante perché è l'infiammazione che causa i sintomi di bruciore e prurito nella candidosi vaginale.

Il gruppo di ricerca ha anche reclutato donne che avevano avuto infezioni vaginali ricorrenti, almeno una volta ogni tre mesi. Le donne hanno applicato una crema vaginale contenente una piccola quantità di zinco ogni sera per due settimane e poi due volte a settimana. Delle sei donne che hanno completato lo studio e avevano candidosi vulvovaginale, cinque di loro non hanno manifestato reinfezione nel corso dei tre mesi di studio.

Questa ricerca mostra l’importanza fondamentale della ricerca di base di questa natura, che può aiutare a far luce su come funziona il nostro corpo e talvolta fornire percorsi sorprendenti per nuove cure”.

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