Gestiva frodi milionarie con i crediti di imposta anche dai domiciliari, Sciava torna in carcere
La Guardia di Finanza ha monitorato l'attività che l'imprenditore mirandolese svolgeva pur essendo agli arresti domiciliari, sequestrando milioni a società a lui riconducibili. Il giudice ha deciso per l'aggravamento della custodia
Il 3 ottobre l'imprenditore mirandolese Massimiliano Sciava è finito in carcere. La Guardia di Finanza di Modena ha dato esecuzione ad una ordinanza emessa dal Tribunale collegiale di Modena che ha previsto l’aggravamento della misura cautelare – da arresti domiciliari a custodia cautelare in carcere – cui è sottoposto Sciava, imputato per i delitti di indebite compensazioni di crediti inesistenti, dichiarazione fraudolenta, omesso versamento Iva e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposta, nonché di autoriciclaggio e falso in bilancio.
La Procura ha valutato nuove prove acquisite nell’ambito di un’articolata attività investigativa dei militari del Nucleo di Polizia EconomicoFinanziaria di Modena e chiesto la nuova misura cautelare. Secondo quanto emerso, infatti, avrebbe continuato a generare milioni di crediti di imposta inesistenti, che sono stati in parte utilizzati, sfruttando indebitamente alcune agevolazioni fiscali riconosciute dal Governo nel periodo della pandemia. Tutto questo nonostante dal mese di agosto 2022 fosse sottoposto a misura cautelare personale: dai domiciliari avrebbe comunque continuato a manovrare alcune società a lui riconducibili, ma non realmente operative, inserendo nei bilanci voci contabili per importi miliardari.
La reiterazione del reato e la violazione del divieto di comunicazione cui l’imprenditore era tenuto durante gli arresti domiciliari, hanno determinato il Tribunale, su richiesta di questa Procura, a disporre l’aggravamento cautelare, proprio per la necessità di interrompere le attività delittuose che immettevano nel mercato crediti di imposta inesistenti mediante operazioni “tossiche” tali da ledere gravemente l’interesse erariale.
