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Cronaca

Concessionaria "fantasma" e 37 clienti truffati a Savignano, arrivano le condanne

Condannati in Tribunale a Modena il legale rappresentante della società e il venditore che inscenarono una maxi truffa tre anni fa, raccogliendo 450mila euro da ignari clienti prima di sparire nel nulla. Non era la prima volta

Era il dicembre 2018, quando un 28enne pavese (legale rappresentante e amministratore unico della società) e un 34enne poi rintracciato nel bergamasco (amministratore di fatto della società), avvalendosi dell'aiuto di un terzo hanno affittato tre vetrine di via Tavoni a Savignano sul Panaro  per poi adibirle a concessionaria. Dopo aver allestito il locale con tanto di insegna recante la scritta "Auto Zentrum" - questo il nome della S.r.l. della quale gli stessi erano parte - lo avevano utilizzato come set fotografico per gli annunci con i quali avrebbero poi attirato i clienti.

Servendosi delle piattaforme Autoscout24 e Subito.it, ovviamente estranee ai fatti, erano riusciti a far cadere nella loro trappola ben 37 ignari acquirenti, la maggior parte dei quali era stata invitata addirittura a provare i veicoli su strada. Agli automobilisti erano stati quindi fatti firmare contratti, ed erano state consegnate loro le carte di circolazione delle automobili. La cura dei dettagli e l'apparente rispetto delle ordinarie procedure, non avevano comprensibilmente destato sospetti: ma al momento della consegna, programmata per tutti in date successive al 20 gennaio 2019, la concessionaria era sparita. Nessun traccia nè delle auto, nè dei venditori.

Autosalone aperto e chiuso in una settimana, maxi truffa a Savignano

Le denunce delle vittime avevano innescato l'inchiesta condotta dai Carabinieri di Savignano e di Sassuolo: nel giugno del 2020 erano arrivate le misure cautelari nei confronti dei due responsabili della messinscena, mentre un terzo era indagato a piede libero: i reati contestati sono quelli di truffa aggravata e continuata e di bancarotta fraudolenta, quest'ultima imputabile loro grazie alla richiesta di fallimento della società. La Procura aveva stimato un'appropriazione fraudolenta di 445mila euro, trasferiti sul conto corrente della società.

Ieri in Tribunale a Modena si è celebrato il processo relativo a questa vicenda, che vedeva ben 37 clienti truffati. I due imputati hanno seguito strategie diverse: il legale rappresentante 30enne della società ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato a quattro anni, oltre ovviamente al risarcimento per i clienti che si erano costituiti parte civile, per una cifra di circa 80mila euro. Il venditore, oggi 36enne, ha invece optato per la via del patteggiamento, ricevendo una condanna a tre anni e dieci mesi.

Il precedente

Quanto accaduto nella provincia modenese è parte di un fenomeno più vasto, che ha contato diversi episodi analoghi in particolare tra Lombardia e Veneto negli ultimi anni. Sono diverse le inchieste e i processi già avviati per queste truffe che fanno leva su una messinscena davvero efficace e si diffondono anche grazie al web, riuscendo magari ad attirare clienti da diverse parti d'Italia.

Il legale rappresentante dell'azienda è infatti giò stato protagonista di un'altra truffa, che gli è valsa un altro arresto nel 2019. Fatti quasi contemporanei a quelli modenesi, avvenuti però a Cantù (CO). Tutto era partito nel settembre 2018 da un blitz dell’Aliquota Radiomobile del NOR canturino al concessionario Top Car Sas (che aveva preso in affitto i locali dalla “Simpaty Car”), dove alcuni clienti sostenevano di essere stati truffati dai rivenditori. Le successive indagini condotte dai militari hanno consentito di appurare che i titolari della società erano riusciti ad adescare nella truffa, secondo quanto riscontrato finora, 25 persone sempre con lo stesso sistema che consisteva nell’ottenere il pagamento dell’autovettura acquistata dal cliente, mancando poi all’appuntamento concordato per la consegna del veicolo. Secondo i riscontri dei carabinieri, i titolari avreppero poi provocato volontariamente il fallimento della società Top Cars intascando le somme di denaro percepite senza corrispondere alcun prodotto ai clienti. Oltre 300mila euro i soldi guadagnati illecitamente dai due.

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