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Cronaca

Crescono le malattie professionali, altra tegola per il settore della lavorazione carni

Negli ultimi anni sono aumentate in maniera sensibile le inchieste e le condanne per le aziende del distretto carni tra Castelnuovo e Castelvetro. Sempre più lavoratori sono colpiti da sovraccarico meccanico delle braccia per gli sforzi compiuti negli stabilimenti

Non c'è solo il grande tema delle cooperative "spurie", del facchinaggio che si muove sul sottile confine della legalità. Non ci sono solo le crisi di alcune storiche aziende e le delicate vertenze sindacali. La bufera che sta investendo il comparto della lavorazione delle carni – storico punto di forza del distretto economico di Castelnuovo e Castelvetro – comprende un altro tema molto delicato, che riguarda in maniera diretta la salute dei lavoratori.

Negli ultimi tempi, infatti, si è assistito ad un incremento preoccupante dei casi certificati di malattia professionale, i cui fascicoli occupano i tavoli della Procura con frequenza ormai costante. Non è un mistero che il lavoro negli stabilimenti sia tra i più massacranti: gli operai alle prese con pesantissimi tranci di carne bovina e suina compiono infatti in modo continuativo sforzi che spesso si dimostrano deleteri per il loro stesso fisico.

Sovraccarico meccanico degli arti superiori: è questa la diagnosi che viene stilata forse troppo spesso dall'Inail, l'ente che si occupa della salute dei lavoratori ed è incaricato di inoltrare alla Procura della Repubblica le richieste di indagini. Inchieste che vengono poi eseguite dall'Azienda Sanitaria locale, i cui medici sono incaricati di svolgere tutti gli esami e quindi di refertare l'eventuale malattia professionale. Con questi certificati in mano tocca poi ai magistrati chiedere il rinvio a giudizio delle aziende, trattandosi di violazioni con ricadute penali.

Già diversi processi sono in corso di dibattimento per quando riguarda le imprese del settore carni modenese, alcune delle quali hanno già subito condanne. I Casi di malattia riconosciuta riguardano trasversalmente sia lavoratori italiani che stranieri, questi ultimi impiegati in percentuale massiccia nel distretto, spesso nelle mansioni più faticose e quindi più a rischio. Da parte delle aziende – sottolinea tuttavia la Procura – si è riscontrato un atteggiamento positivo verso la rimodulazione del carico di lavoro e sull'adozione di metodi che scongiurino ulteriori casi di sovraccarico. C'è solo da augurarsi che le promesse diventino presto realtà. 

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