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Cronaca

Omicidio al parco Novi Sad, assassino tratto in arresto dalla squadra mobile

Hamzaoui Adel, 28 anni, aveva comprato il coltello da un casalinghi di via Emilia Ovest per poi dirigersi al luogo della rissa e regolare i conti con la famiglia rivale. Subito dopo il delitto, si è attivata la rete di protezione per fornirgli una via di fuga

È stato tratto in arresto l'esecutore materiale dell'omicidio di Mourad Mahmoud, lo spacciatore 25enne assassinato sabato al parco Novi Sad. A impugnare il coltello da cucina che ha inflitto il fendente mortale è stato il tunisino 28enne Hamzaoui Adel, incensurato. Il tutto si è consumato all'interno di uno dei tanti scontri che nelle ultime settimane hanno caratterizzato una vera e propria guerra di droga tra famiglie rivali per il controllo del mercato dell'eroina nel centro storico e nelle zone limitrofi. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario, mentre sono state fermate altre tre persone coinvolte a vario titolo. Le indagini hanno coinvolto tutti gli operatori della squadra mobile di Modena, visto la complessità del contesto in cui è avvenuto il delitto: le ore serali, le immagini inservibili ottenute dall'impianto di videosorveglianza, il totale inutilizzo di telefonini cellulari e altri sistemi informatici da parte dei partecipanti alla rissa, quasi tutti irregolari senza fissa dimora, hanno costretto gli investigatori a intraprendere una lunga serie di appostamenti e pedinamenti nelle basi dello spaccio della provincia di Modena tra Spilamberto, Vignola e Monteombraro.

IL FATTO - Nei giorni precedenti, Hamzaoui non si era posto il dubbio di muoversi con discrezione: recandosi in un negozio di casalinghi di via Emilia Ovest, ha acquistato la sua arma per compiere l'omicidio, un coltello da cucina di 20 centimetri di lunghezza. Fissato l'appuntamento con la famiglia rivale al parco Novi Sad, l'intento non era solo quello di regolare i conti, ma anche quello di lanciare un chiaro messaggio al territorio su chi comandasse la piazza. Le bande di spacciatori si incontrano, si confrontano e poi si passa dalle parole ai fatti. Nel parapiglia, viene inflitta la coltellata mortale e scatta il fuggi-fuggi generale. La vittima viene soccorsa dal fratello, mentre l'assassino si allontana dal luogo quel che basta per mettersi al sicuro da eventuali ritorsioni, ma da potere constatare il decesso dell'avversario, per poi gettare il coltello in una recinzione posta fra le tribune del Novi Sad e il circolo di tennis di viale Monte Kosica. Dopodiché, sul posto giunge anche il fratello dell'omicida che capisce immediatamente la gravità della situazione e organizza la fuga.

LA RETE - A destare sensazione è la perfetta macchina organizzativa che si è messa in moto subito dopo l'omicidio. Telefonini muti, tutti chiusi in casa presso parenti, amici o rifugi di fortuna, comunicazioni interpersonali esclusivamente con il passaparola. A fornire un solido contributo alle indagini della polizia di stato ci si è messo il database dell'anti-droga che ha consentito di ricostruire i legami dei vari componenti delle bande coinvolte in questa guerra di droga e i loro spostamenti. Secondo i riscontri ottenuti, il fratello dell'assassino si stava già muovendo per consentire la fuga all'estero con denaro in contanti e passaporto grazie all'ospitalità di alcuni parenti. I piani, però, sono stati rovinati dalla conoscenza del territorio della squadra mobile e da un lungo lavoro di appostamento: l'omicida, in compagnia sempre del fratello e di altre due favoreggiatori, è stato intercettato sulla via Bazzanese, in fuga verso la provincia di Bologna.

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