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Storia. I retroscena della stregoneria e dell'Inquisizione a Modena

La macchina dell’Inquisizione nasce alla fine dell’XI secolo con il fine di trasformare il giudizio di Dio in una razionale ricerca della verità. Si combattono gli eretici ma anche le streghe e soprattutto tutti i dissidenti

Ogni inquisitore in ogni sede emanava un editto che serviva per elencare i comportamenti che erano perseguiti dal tribunale. Questo editto veniva prima letto pubblicamente poi affisso sui portoni delle chiese affinché nessuno potesse dire di non averlo letto o di non conoscere ciò che era proibito.Le storie di donne raccontate nei verbali di Modena sono quelle di vedove, donne sole, guaritrici, erbarie, levatrici. Il termine con cui le si designa in gergo è masca o ianara, due termini diversi ma equivalenti per indicare una strega.

Il termine strega è derivato dal linguaggio classico: la Strix infatti era un uccello notturno a cui veniva attribuita la capacità di succhiare il sangue ai bambini durante la notte. L’inquisitore utilizza il termine strega per indicare la qualità malefica della donna che si esprime infatti soprattutto nei confronti dei bambini succhiando loro il sangue e operando su di essi altri malefici. Il succhiare il sangue era sinonimo del togliere la vita. La strega viene anche chiamata stria secondo una terminologia più specificatamente legata al sabba il quale compare nei verbali come striazzo. 

La storia di Orsolina la Rossa è uno dei racconti più noti documentati nei verbali di Modena. Il processo, datato 1539 e conservato presso l’Archivio di Stato di Modena, offre una descrizione ricca e dettagliata del sabba. Interrogata più volte Orsolina fu spinta a confessare dettagli particolareggiati del sabba sotto tortura al fine di aver risparmiata la vita. Negli ultimi interrogatori, durante i quali fu messa ad ardere sopra un falò acceso sotto i suoi piedi, i dettagli del sabba divennero sempre più ricchi e per certi versi macabri.

Secondo questi racconti al sabba non partecipavano solo altri esseri umani ma anche demoni dotati di forme ibride: uomini con piedi animali. Nei rituali avvenivano unioni sessuali tra demoni ed esseri umani, vituperi su oggetti sacri e consacrati come l’ostia e la croce, l’adorazione del demonio che era presente lui stesso in carne ed ossa, il volo verso un noce, presso il quale si svolgeva il sabba, in groppa esseri ibridi metà umani e metà animali. Questi racconti rivelano la derivazione di certi dettagli da riti sciamanici ancestrali arrivati per tramite del folklore popolare fino al XV secolo e rielaborati dagli inquisitori in forma di stregoneria colta. 

Dopo il sabba Orsolina racconta di tornare a casa e di “guastare bambini succhiando loro il sangue”: questa attività malefica contro i bambini è proprio quel che il diavolo richiede alle sue adepte. I fatti raccontati in questo processo ricorrono nella maggior parte degli altri processi istituiti in Europa dall’inizio del XV secolo alla fine del XVII secolo. Se ne trova inoltre traccia abbondante nei trattati di demonologia in cui viene codificata, durante questo periodo, l’attività delle streghe.

Tra questi trattati un posto di rilievo è occupato dal “Maellus Maleficarum” letteralmente il martello delle malefiche, ovvero delle streghe. Si tratta di un trattato in latino scritto da un inquisitore alsaziano appartenente all’ordine dei domenicani, Jacob Sprenger, che appare intorno al 1486 - 1487 e che godrà di una fama straordinaria. Il trattato è fortemente misogino e si batte soprattutto su due temi verso i quali certe categorie di donne vengono ritenute colpevoli: l’infanticidio e il coito con i diavoli.

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