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C’era una volta Modena

Dal film dedicato ad Enzo Ferrari la rivisitazione, nostalgica, di un mondo dimenticato

Trovarsi all’improvviso proiettati in un passato di cui i più anziani hanno un po’ perso la memoria e del quale i giovani non sanno quasi niente può creare, come sta accadendo al momento in città, una sorta di piacevole smarrimento. A fornirne la riprova concreta sono, senza alcun dubbio, le decine di persone di tutte le età che sin dalle prime ore del mattino hanno assiepato Largo Garibaldi trasformato in un set dalle sembianze assolutamente simili a quelle che contraddistinguevano Modena nell’ormai lontano 1957.

Non solo pezzi d’antiquariato

Automobili d’epoca, furgoni, camion, semafori e tante comparse in costume non hanno esitato a far riemergere dall’implacabile incedere del tempo ciò che è rimasto impresso nelle cronache di qualche ingiallita pagina di giornale locale. Un periodo, quello in oggetto, estremamente ricco di avvenimenti e che continuando, imperterrito, lungo buona parte degli anni ’60 ha notevolmente inciso sull’evoluzione della vita cittadina da ogni punto di vista. La Modena in cui il film è ambientato rappresenta, in larga parte, l’epopea di un tessuto sociale in crescita sebbene ancora legato ad una mentalità rurale. All’annuale Fiera Campionaria, che un tempo si svolgeva in viale Molza, gli allevatori portavano orgogliosamente in esposizione i loro capi di bestiame; ci si riuniva nelle osterie a mangiare fumanti piatti di trippa; la festa di San Geminiano era quasi importante come il giorno di Natale. La manifattura tabacchi dava da vivere a un nutrito numero di persone, ma tutt’intorno al centro diversi quartieri si estendevano progressivamente in nuove aree produttive che cominciavano a preannunciare quanto sarebbe stato, solo poco tempo dopo, il boom economico. Scioperi furiosi, accompagnati da scandite rivendicazioni salariali, ribadivano la centralità politica della Modena la rossa del sindaco Rubes Triva stemperata, ad ogni modo, dall’avvento di un consistente miglioramento salariale e di un trionfante consumismo.

Ciak in largo Garibaldi, Penelope Cruz sul set di "Ferrari" - LE FOTO

Una realtà effervescente

Nuovi negozi in via Emilia e nelle vie adiacenti facevano il paio all’acquisto delle prime utilitarie e alla voglia di divertimento enfatizzata dalla salita del Modena Football Club in serie A. Non solo il calcio è a farla, comunque, da padrone tra la fine degli anni ’50 e tutti gli anni ’60. Dall’esordio sul palcoscenico di Luciano Pavarotti alla nascita dei nuovi gruppi di musica leggera è, in quel frangente, tutto un rincorrersi di note. La dilagante ondata di Beatlesmania giunge in città tanto carica di promesse da spingere gli studenti più inquieti a ritrovarsi ogni giorno al Bar Grande Italia, culla ufficiale del beat modenese. Gruppi come l’Equipe 84, i Nomadi di Daolio e Carletti, cantanti come Guccini e Caterina Caselli presero da lì l’abbrivio diventando un vero e proprio esempio a livello nazionale.

L’incrollabile mito del Drake in una Modena dal volto nuovo

Ciononostante l’ombra di Enzo Ferrari non ha mai cessato di incombere, con tutto il suo patrimonio di passioni, sulla nostra città. Un mito proseguito sino ad oggi seppur in una Modena molto diversa da quegli anni di eccezionale fermento. Una Modena spesso dimentica del proprio passato, alle prese con altri problemi, con una popolazione in gran parte cambiata, troppo contaminata dalla globalizzazione culturale e privata delle proprie tradizioni. Molti degli uomini che come il Drake hanno segnato la storia dei geminiani sono da tempo scomparsi, tuttavia non possiamo esimerci dall’augurarci che, anche grazie al film di Michael Mann, si possa riscoprire quanto di più importante per noi è stato e che può per questo essere di grande stimolo per riprenderne le tracce in un prossimo futuro.

VIDEO | Largo Garibaldi torna negli anni '50 per il film su Enzo Ferrari

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