Regione, strali dei grillini contro il neo-renziano Bonaccini
Dure dichiarazioni sul segretario regionale Pd da parte dei consiglieri Defranceschi e Dell'Orco, che denunciano l'assenteismo e l'improduttività de modenese. Dell'Orco: "Essere indagati dev'essere un requisito"
In questi pochi giorni Stefano Bonaccini è salito alla ribalta, sia per la sua candidatura, ormai ufficiale alle primarie Pd che dovrebbero portarlo a competere per la poltrona di sindaco a Modena, sia per la nomina a coordinatore della campagna elettorale di Matteo Renzi in terra emiliana. E questi pochi giorni sono bastati per sollevare contro il segretario del Pd regionale le accuse dei consiglieri del Movimento 5 Stelle.
“Tanti auguri – ironizza Andrea Defranceschi in merito alle nuove sfide di Bonaccini - Poi ci spiegherà come pensa di potersi dedicare, con un accumulo tale di ruoli politici, all’attività legislativa, già insufficiente in tempi normali”. Il riferimento dell'esponente grillino è ovviamente al ruolo di consigliere regionale che Bonaccini ricopre a Bologna. “Nell’ultimo anno Bonaccini ha partecipato a meno della metà dei lavori consiliari – continua Defranceschi - ma ci rendiamo conto che dev’essere stato in altre faccende affaccendato. Cosa un po’ più grave però, è che dall’inizio della legislatura il segretario del Pd non ha mai depositato un’interrogazione, né una risoluzione, né una mozione: niente di niente”.
Defranceschi poi chiosa sena andare tanto per il sottile: “Mi chiedo se non si sia scambiata l’Assemblea regionale per un parcheggio temporaneo per renziani in attesa di collocazione. Soprattutto se se questo parcheggio è pagato almeno cinquemila euro al mese con soldi pubblici.”
Anche il collega a 5 stelle Michele Dell'Orco prosegue sulla stessa falsariga, tirando in ballo il processo a carico di Bonaccini, per il quale si attende la sentenza in queste settimane: “Il Pd schiera in campo le sue migliori forze per le primarie ed ecco che tra i preferiti alla corsa per il candidato primo cittadino spunta Bonaccini, accusato di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. D’altronde c’era da aspettarselo che seguisse la strada del suo leader Renzi, già condannato in primo grado dalla Corte dei conti della Toscana per danno erariale”.