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Annalisa Servadei

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Centro Storico

Il Babbo Natale “armato” e quelle guerre che ci indignano più di altre

È veramente assurdo in tempo di guerra, appena dopo un bombardamento, realizzare un’opera d’arte che ritrae la guerra stessa, la morte e la distruzione, ed esporla pubblicamente in piazza. Se non fosse che è andata proprio così.

Babbo Natale A(r)mato 2023? No, Guernica 1937, un dipinto famosissimo di ben 27 metri quadrati di Picasso realizzato subito dopo il bombardamento dell’omonima città e appena due mesi dopo esposto all’esposizione universale di Parigi (certo non era Natale ma poco cambia).  Se si è riusciti quasi 100 anni fa a comprendere il valore simbolico di un'opera che vuole rappresentare la guerra, perché oggi dovrebbe essere diverso con il Babbo A(r)mato di Lunati?  

Partiamo da una premessa che a gusto personale quell'opera d’arte non mi piace dal punto di vista estetico, così come non me ne piacciono tante altre, ma non per questo chiedo che vengano rimosse dai musei, dalle piazze o da qualsivoglia altro luogo. L'arte nel bene o nel male deve suscitare un qualunque tipo di emozione sia esso positivo o negativo. Diceva Salvador Dalì che “L'arte è fatta per disturbare” partendo da questa premessa l’artista Lunati avrebbe difatti colto nel segno.

Dopo un weekend trascorso in piazza XX settembre per le numerose proteste che si sono susseguite ai piedi del Babbo Natale sul carro armato non ho potuto fare a meno di chiedermi come mai quest'opera sta suscitando tutto questo fermento? O meglio, perché due bandiere in particolare su tante altre presenti suscitano tanto fermento?

È abbastanza chiaro come secondo molti, in questo periodo storico (per la vicinanza di alcuni conflitti) posizionare un carro armato guidato da Babbo Natale possa essere ritenuta una scelta discutibile. Tuttavia non credo che vi sia un solo modo di lettura di quest'opera, anzi personalmente l'ho letta come un monito uno “state attenti perché le guerre arrivano ovunque e possono distruggere la normalità di tutti” anche quella di Babbo Natale che si ritroverà così a dover abbandonare le tanto amate renne.

L'intenzione dell'artista, come lo stesso Lunati ha riferito, era quella di “rappresentare tutti i paesi attualmente in guerra nel 2023” per questo motivo non c’è una supremazia di alcuni paesi su altri.

Guerre di serie A e guerre di serie B?

Non è un carro armato israeliano con sopra Babbo Natale. Non è un carro armato russo con sopra Babbo Natale. E’ Babbo Natale su un carro armato con dietro le bandiere di TUTTI i paesi attualmente in guerra. Troviamo, infatti, tra i pacchetti che rappresentano le bandiere dei paesi in guerra quella della Russia in basso a sinistra (prima che fosse rimossa) e poco distante anche quella dell'Ucraina, troviamo la bandiera dello Stato di Israele (anche questa prima che fosse rimossa dai passanti) e dalla parte opposta anche quella della Palestina, poi c’è quella dell’Iraq,  dell’Afghanistan, dell’ Azad Kashmir, Armenia, Azerbaigian, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Columbia, Corea del Nord, Etiopia, Haiti, India, Indonesia, Libano, Libia, Mali, Messico, Mozambico, Nigeria, Niger, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Siria, Sudan, Sudan del Sud, Yemen. Non c'è quindi un voler rappresentare solo alcuni paesi ma rappresentarli tutti: attaccati e attaccanti.

Detto ciò non posso fare a meno di chiedermi: se questa stessa opera fosse stata installata in un momento storico in cui sia la guerra in Ucraina sia quella in Palestina non fossero mai scoppiate (e quindi senza le loro bandiere), avrebbe scatenato la stessa indignazione anche per tutte quelle guerre che da decenni si combattono in paesi come il centro Africa e di cui non si parla?

Birmania, Congo, la regione del Sahel (che comprende MaliNigerBurkina FasoCiad), Haiti e Etiopia (dove sono morti più di 600 mila civili e continuano a morirne) e tanti altri. Perché questi non suscitano tanta indignazione? Ci sono forse civili di serie A e altri di serie B o C? O guerre più importanti di altre?

La risposta è facile: non ci sono (o almeno non dovrebbero esserci) guerre più importanti di altre, che sia una guerra con qualche centinaio di morti o una con 500.000 vittime, rimane sempre una guerra, indipendentemente dalle tempistiche con il quale questi fatti avvengono.

Nel nostro paese dopotutto la maggior parte dei rifugiati del 2023 provengono  dalla Guinea con un 12% (dati del Ministero dell’Interno aggiornati al 14 dicembre 2023) , segue poi la Tunisia con l’11%, poi la Costa d’Avorio con il 10%, poi Bangladesh, Egitto, Siria, Burkina Faso e via dicendo.

Perché nessuno si indigna per loro? Perché nessuno scende in piazza per loro per una guerra ad esempio che va avanti dal 2012 come quella in Mali? Perché sono rifugiati  e guerre “silenziose” e quindi facili da mettere in un angolo e dimenticare?Non è rimuovendo un'opera da una piazza che si fermeranno tutte le guerre, non solo quella in Palestina. Forse però tenere un’opera che ricorda tutte quelle guerre può spingerci a fare qualcosa di concreto, come ad esempio donare a Save the Children  la monetina che aziona il cannone spara cuori. Forse tenerla con tutte le bandiere di tutti i paesi attualmente in guerra può essere più utile di quanto pensiamo, può essere un monito per ricordare tutte le guerre.

A(r)mato e/o (dis)informato

Tutto ormai è una questione politica: “Ciò che può far comodo in qualunque modo lo si aizza”. Tutto questo sta portando ad una nevrosi e rabbia generale e ciò che è peggio disinformata.

Ci si indigna e si è pronti a scagliarsi su qualsiasi cosa appena si intravede l’occasione, proprio come mostrano i social da Facebook ad Instagram e anche su Twitter, con i numerosissimi commenti (oltre che insulti) da ogni dove verso un qualcosa che in realtà molti non hanno capito neppure cosa effettivamente sia: Non è un carro armato israeliano come molti scrivono ad esempio.  La grande maggioranza dei commenti  poi arriva da persone che non hanno neppure visto l'opera poi si indigna facendo riferimento al solo conflitto israeliano-palestinese, come se tutte le altre bandiere sul carro neppure esistessero.

Al di là del fatto che l'installazione stessa è fatta appunto, per raccogliere fondi per Save the Children  che, ad esempio, è attualmente all’opera per la distribuzione degli aiuti nella Striscia di Gaza o per salvare le bambine e i bambini lì presenti. Quindi ha anche uno scopo utile, oltre alla sua discutibile “bellezza” artistica.

Il Babbo Natale sul carro armato potrebbe anche essere visto come il fatto che Babbo Natale si adatta ai mezzi attuali pur di portare la pace, così come scritto sulla sua bandiera, in quei paesi in guerra.Babbo Natale che lascia renne e slitta a casa, poco adatte in quei territori dove la guerra è, purtroppo, all'ordine del giorno, e che pur di arrivarci si barrica dentro a un carro armato.

Il carro a(r)mato di Modena è un opera che deve e fa discutere, o meglio, poteva essere un'occasione (oramai sprecata) per un tipo di riflessione più ampia e globale, perché non si può rimanere indifferenti davanti alla guerra. Ma non solo una o due. Forse l’unica cosa che servirebbe è davvero un po’ di Pace.

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