Pagine di storia | 23 Aprile 1945: storia di un partigiano sconosciuto
All'interno delle tasche dei pantaloni solo un pezzo di pane ed una fotografia ritraente il suo volto che, affissa alla parete della torre campanaria, fu la prima delle 1300 foto che oggi compongono il Sacrario partigiano della Ghirlandina
Nella sera del 23 Aprile 1945, in una Modena dall’agognato e libero respiro, si sparse la notizia del ritrovamento di un cadavere ai piedi della Ghirlandina, il corpo senza vita di un partigiano dall’identità sconosciuta.
L’uomo, vestito ancora del vecchio moschetto, conservava nelle tasche solamente un pezzo di pane ed una piccola fotografia ritraente il suo volto, ma nessun indizio che potesse ricondurre al suo nome o a quello della sua famiglia. Per facilitarne il riconoscimento, si decise di affiggere la piccola fotografia nel luogo in cui era stato ritrovato, sulla parete della Ghirlandina e, successivamente, di esporla anche sotto il Portico del Collegio, ma invano: nessun parente, nessun amico o individuo si presentò per compiangere il partigiano sconosciuto, deceduto il giorno prima durante la liberazione della città. Solo un biglietto anonimo, del quale in seguito fu rintracciata l’autrice, la partigiana Claudina Vaccari, apparve esposto accanto alla fotografia dell’uomo. Al suo interno, una poesia pronunziava l’amaro commiato:
"Dalle contese montagne
dalla ribelle pianura,
con in tasca un pezzo di pane,
a tracolla il vecchio moschetto,
a liberarci tu sei venuto
partigiano sconosciuto
Quanto ignoto protettore
noi t’avevamo invocato
e nei giorni del terrore
sotto il giogo maledetto,
solo appoggio era il tuo aiuto
Partigiano sconosciuto
Ma l’odio incontro ti mosse
il dì della lotta aperta
e camicia e bandiera rosse
ti diventarono sul petto.
Il tuo cuore si fermò muto,
partigiano sconosciuto
E in quel terribile schianto
che barcollavi e morivi
o nostro fratello santo santo,
figlio nostro benedetto,
il tuo volto l’abbiam saputo
partigiano sconosciuto"
Da “ignoto protettore invocato” a “figlio nostro benedetto”, un uomo senza nome ma dal volto finalmente “saputo”. Un volto che, da quel giorno, fu circondato da tutti quegli altri volti che la vita, il sacro miracolo della vita, l’avevano perduta combattendo per la libertà. Madri, mogli, mariti, fratelli e sorelle iniziarono ad esporre lì, ai piedi della Ghirlandina, accanto alla foto del partigiano sconosciuto, foto dei loro cari, partigiani deceduti in battaglia, inizialmente fissandole su strisce di garza e, successivamente, su listelli di legno posti contro la parete della torre campanaria.
Una ad una, più di 1300 furono le fotografie affisse nel corso degli anni in quello che oggi chiamiamo Sacrario partigiano della Ghirlandina, e che continua a ricordarci il sacrificio di uomini e donne modenesi amanti della vita e della libertà.