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Cronaca Sassuolo

Anche i vertici di Kerakoll coinvolti in un'inchiesta torinese sulla sicurezza privata

I fratelli Emilia e Fabio Sghedoni, insieme all'ex amministratore delegato Andrea Remotti figurano in un'indagine per spionaggio e corruzione che coinvolge ex appartenenti alle forze dell'ordine

Si propaga fino a Sassuolo l'inchiesta della magistratura torinese - resa nota da La Stampa - su un complesso caso di presunta associazione a delinquere finalizzata allo spionaggio, con episodi di corruzione, accessi abusivi a sistemi informatici ed esercizio abusivo della professione di investigatore. Un'indagine curata dal PM Gianfranco Colace che vede coinvolti in particolare ex appartenenti alla Polizia e all'Arma dei Carabinieri. Perno di questa associazione sarebbe l' ex maresciallo dei Ros Riccardo Ravera, già membro della squadra che arrivo all'arresto del superboss Totò Riina negli anni '90.

Secondo l'accusa, Ravera avrebbe fatto da coordinatore delle attività di diverse società operanti nel settore della sicurezza privata e delle investigazioni, una volta congedatosi dall'Arma. Sfruttando le proprie conoscenze e capacità, avrebbe messo al servizio di clienti privati strumenti illeciti per realizzare intercettazioni o violare la privacy di diversi dirigenti di aziende, al fine di consentire ai clienti di entrare in possesso di informazioni riservate.

Tra i 28 indagati figurano come detto anche tre nomi di spicco del colosso sassolese Kerakoll, che avrebbero appunto approfittato di questi "servizi" illeciti. Si tratta di Fabio ed Emilia Sghedoni, figli del patron dell'azienda del settore ceramico, insieme con Andrea Remotti, che è stato Amministratore delegato di Kerakoll fino al novembre dello scorso anno. I tre, in distinte occasioni, avrebbero coinvolto Ravera e gli altri indagati per riuscire ad ottenere intercettazioni illegali di incontri riservati fra altri dirigenti dell'azienda.

In replica a quanto emerso su La Stampa, ieri l'azienda sassolese ha commentato in modo sintetico: "Fabio ed Emilia Sghedoni sono sereni rispetto all’attività dell’autorità giudiziaria e confidano che sarà accertata la loro estraneità ai fatti".

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